Trapianto di polmone da donatore morto

E’ tutto vero quello che trovate scritto nel titolo: è la prima volta in Italia e ciò ci fa sperare all’apertura verso nuovissime prospettive! Nessuno lo avrebbe mai immaginato eppure è accaduto davvero: il trapianto di polmone da parte di un donatore deceduto. E’ il primo trapianto in Italia di polmone da donatore a cuore fermo alla “Fondazione Ca’ Granda” di Milano. L’intervento è stato reso possibile grazie ad una nuova tecnica messa a punto proprio al Policlinico, che potrebbe così aumentare il numero di organi disponibili al trapianto di circa il 30-40%. L’eccezionalità dell’operazione è proprio dovuta alla nuova tecnica che permette di “ricondizionare”, cioè ringiovanire il polmone del donatore: rispetto ai donatori in morte cerebrale, infatti, in quelli “a cuore fermo” gli organi non ricevono più ossigeno e si deteriorano molto rapidamente. Franco Valenza, del Dipartimento di Anestesia del Policlinico, con la sua equipe ha sviluppato una tecnica per preservare i polmoni nel cadavere, permettendo di allungare i tempi utili al prelievo.

La storia incredibile!

In questo caso il pre-allarme scatta il primo novembre: al pronto soccorso del San Gerardo di Monza c’è un possibile candidato per la donazione di polmoni. Un 45enne colpito da arresto cardiocircolatorio a seguito della rottura di un aneurisma dell’aorta toracica. Dopo aver accertato la morte alle 11.25 e raccolto il consenso dei familiari al prelievo degli organi, l’equipe trapianti di polmone del Policlinico arriva a Monza e porta il donatore in sala operatoria. Qui scatta subito la perfusione dei polmoni, l’ossigenazione, per mantenerli aperti. Gli organi vengono preservati nel cadavere per tre ore prima di essere prelevati; poi sono stati ricondizionati, ovvero “riparati” e “ringiovaniti” mediante perfusione e ventilazione extracorporea, in una macchina assemblata proprio dal ricercatore, Franco Valenza. Dopo 4 ore, intorno a mezzanotte, i polmoni vengono valutati e ritenuti idonei per il trapianto. «Nonostante le precarie condizioni della ricevente e la complessità dell’intervento – dicono gli esperti – i polmoni hanno iniziato fin da subito a funzionare adeguatamente». A beneficiare del trapianto una donna di 36 anni malata di fibrosi cistica, già in lista d’attesa per il trapianto e ricoverata da quattro mesi. L’operazione, durata 18 ore, è riuscita e ora la paziente sta reagendo bene al decorso post-operatorio.

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Il numero di polmoni disponibili potrà aumentare del 30-40%

L’applicazione della tecnica messa a punto al Policlinico di Milano «può consentire un aumento stimato tra il 30% e il 40% dei polmoni trapiantabili», ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che plaude al successo dell’Irccs di via Sforza: è «ancora una prova dell’eccellenza italiana nel mondo nel campo della trapiantologia e non possiamo che esserne fieri». «In questo momento – spiega Lorenzin – l’Italia della donazione e del trapianto sta attraversando un momento molto positivo. I dati a ottobre dimostrano, in proiezione, un aumento del 6% delle donazioni con un conseguente aumento dei trapianti». Il numero di pazienti in lista d’attesa per un trapianto è più alto del numero di trapianti effettuati, a causa dei pochi organi disponibili: circa il 20% dei malati muore in attesa di un organo. In Lombardia nel 2013, degli 87 pazienti in lista per trapianto polmonare, solo 46 sono stati trapiantati, mentre 18 sono morti per mancanza di un organo. “Inoltre, a differenza di altri modelli di donazione a cuore fermo – concludono gli specialisti – la semplicità del protocollo sviluppato a Milano potrebbe consentire la sua applicazione anche in realtà ospedaliere non altamente specializzate, contribuendo quindi ad aumentare ulteriormente il numero di polmoni disponibili a scopo di trapianto”.

Un gran bel passo in avanti che dovrebbe permettere alla ricerca di avanzare sempre più e salvare quante più vite possibili!