Il lattice è un liquido lattiginoso che si ottiene dall’incisione di una pianta tropicale l’Hevea brasiliensis. L’allergia al lattice è un problema sanitario emergente: si è rilevato un crescente aumento di soggetti sensibilizzati a questa sostanza. Questo problema, anche essendo emergente,ha conosciuto uno sviluppo incredibile negli ultimi 5 anni, tanto che si è deciso di intervenire con numerosi studi legati proprio al personale sanitario (infermieri in primis). Tale aumento è in parte legato alla sempre maggiore diffusione dell’uso di guanti e altri dispositivi in lattice sia in ambiente sanitario sia nella vita quotidiana (esempio: materassi, cuscini, indumenti, preservativi, eccetera).
L’allergia al lattice è una risposta del sistema immunitario ad alcune proteine contenute nel lattice. La quantità di sostanza allergizzante necessaria per scatenare la reazione non è nota, ma l’esposizione prolungata alle proteine del lattice aumenta il rischio di sviluppare i sintomi. E’ necessario distinguere tra reazioni immediate (IgE mediate) e ritardate: in alcuni casi si manifesta con congiuntivite, rinite, asma, difficoltà respiratorie e orticaria entro un’ora dal contatto con il lattice, in altri invece con dermatiti pruriginose, vescicolose o desquamative entro 24-72 ore dal contatto con la gomma. La manifestazione più comune di allergia ai guanti in lattice è l’orticaria da contatto con prurito, seguita dalla dermatite da contatto, fino, nei casi più gravi, ad asma e shock anafilattico. Sono state inoltre documentate sensibilizzazioni crociate fra lattice e alimenti vegetali, in particolare: banana, kiwi, avocado, castagna, arachidi, e fra lattice e una pianta ornamentale come il Ficus benjamina. Per giungere alla diagnosi occorre somministrare un questionario per verificare la presenza di atopia, di dermatiti pregresse o di una storia di disturbi specifici. In caso di positività si esegue:
- il prick test per il lattice ed eventualmente per altri allergeni sospetti;
- il patch test se si tratta di sintomatologia cutanea;
- il RAST per la ricerca delle IgE specifiche.
Nel caso di sintomi respiratori occorre fare anche le prove di funzionalità respiratoria e il test di broncoreattività aspecifica (TPBa). Le frequenze di sensibilizzazione nella popolazione generale variano fra lo 0,1 e il 6,4%, ma sono di gran lunga superiori in determinate categorie a elevata esposizione, definite “gruppi a rischio”, come:
- il personale sanitario
- i soggetti che hanno subìto ripetuti interventi chirurgici in età infantile, per esempio bambini con spina bifida o con malformazioni dell’apparato urogenitale;
- i lavoratori dell’industria della gomma (9-11%).
I farmaci disponibili (antistaminici) sono utili per ridurre i sintomi, ma non per curare le cause dell’allergia. L’unico sistema efficace per evitare la reazione allergica è la prevenzione. E’ necessario cioè evitare il contatto con il lattice e con tutti gli oggetti che lo contengono. Gli interventi rivolti alla prevenzione dell’allergia al lattice rientrano a pieno titolo nel settore degli interventi per la sicurezza.
All’accoglienza bisogna somministrare alla persona un questionario per capire se è allergica al lattice o se presenta uno dei fattori di rischio. Per la corretta gestione di un soggetto con allergia al lattice tutti gli operatori sanitari devono seguire le procedure indicate di seguito consapevoli che una reazione allergica grave può essere scatenata anche da piccole concentrazioni di sostanza allergizzante. In particolare:
- il medico che richiede di ricoverare una persona allergica al lattice deve segnalare l’allergia nella richiesta di ricovero e avvisare l’operatore responsabile dell’accoglimento (coordinatore infermieristico, infermiere) quando viene inserito nella lista d’attesa;
- ogni operatore che accoglie una persona allergica al lattice sia per un ricovero urgente sia programmato deve informare il medico dell’accettazione. Quest’ultimo deve segnalare il tipo di allergia nel foglio di ricovero che viene allegato alla cartella clinica e avvertire il reparto;
- il medico dell’accettazione deve tenere la persona in Pronto soccorso senza trasferirlo al reparto prima di essersi accertato che l’organizzazione della stanza (latex free) destinata sia stata completata. La persona deve poi essere trasferita direttamente nella stanza di degenza e non deve essere messo nelle condizioni di transitare nei locali sanitari e amministrativi dell’ospedale;
- la stanza latex free deve riportare in modo evidente l’indicazione “libera da lattice”.
Quando una persona allergica viene trasferita per svolgere indagini diagnostiche o per un intervento chirurgico è sempre necessario segnalare l’allergia al personale sanitario del servizio o del reparto di destinazione. La stessa Unità ospedaliera di partenza dovrà accertarsi che il trasferimento avvenga con la massima sicurezza, dando preventiva notizia al servizio di trasporto sulla necessità di un trasporto protetto. Prima di affidare il soggetto al personale delle ambulanze, è necessario assicurarsi che la barella sia priva di lattice o che sia stata coperta con un telo di cotone. Inoltre bisogna verificare che dall’ambulanza sia stato scaricato tutto il materiale contenente lattice e che il personale a bordo sia fornito di guanti latex free. Tutte le prestazioni (diagnostiche, specialistiche e strumentali) devono essere programmate in modo che il soggetto allergico al lattice sia il primo della giornata così da limitare la concentrazione nell’aria di allergeni liberati dall’impiego precedente di guanti o apparecchiature contenenti lattice. La preparazione del paziente, cioè l’eventuale tricotomia, la pre anestesia e il posizionamento dei dispositivi (per esempio catetere vescicale, sondino naso gastrico, bendaggio degli arti inferiori, catetere venoso) deve essere fatta nella stanza di degenza. Se non è disponibile una sala operatoria priva di lattice occorre preparare la sala il giorno precedente con un’accurata pulizia, identificando i dispositivi contenenti lattice e sostituendoli se possibile con oggetti latex free oppure coprirli con una pellicola trasparente. Nel caso di prima diagnosi di allergia al lattice durante il ricovero è necessario segnalare l’allergia nella lettera di dimissione (SDO). L’allergia al lattice, se contratta dall’operatore sanitario dopo esposizione a specifici presidi presenti nell’ambiente di lavoro, è considerata una patologia professionale. In caso di malattia professionale bisogna dimostrare che l’esposizione all’allergene avviene durante lo svolgimento del lavoro.
Gli operatori sanitari allergici al lattice dovrebbero cercare di limitare il contatto con il lattice (prevenzione primaria):
- usando guanti privi di lattice, se possibile, oppure optare per quelli al lattice ma privi di polveri;
- non utilizzare creme prima di indossare i guanti al lattice perché ne favoriscono il deterioramento;
- lavare spesso il piano di lavoro;
- evitare il contatto con i dispositivi in lattice.
Se non si può evitare l’esposizione professionale al lattice e sussistono condizioni di pericolo per lo stato di salute dell’operatore sanitario si deve valutare la possibilità di far rilasciare un giudizio di inidoneità o di idoneità lavorativa specifica.