Trapianto “record” all’Ospedale Niguarda di Milano: un uomo di 40 anni ha ricevuto un fegato “secondo una procedura mai utilizzata prima in Italia per questo tipo di organo“. L’intervento è partito da un donatore in arresto cardiaco, il che sta a significare “una possibilità concreta per aumentare il numero delle donazioni e abbattere i tempi d’attesa“. Il trapianto è stato effettuato proprio al Niguarda di Milano lo scorso 3 settembre. Incredula la comunità scientifica che comunque ha reagito molto bene alla notizia, visto le possibilità che questo metodo si propone di offrire per il futuro prossimo. L’operazione ha coinvolto anche il Policlinico San Matteo di Pavia e il Centro Nazionale Trapianti. L’equipe del Niguarda rivela che si tratta di una “prima” che ha permesso l’utilizzo dell’organo anche dopo il prolungato periodo di assenza di attività cardiaca, 20 minuti secondo la legge italiana. “Intervallo che avrebbe potuto esporre gli organi a danni irreversibili e compromettere il buon esito del trapianto”.
La procedura di “trapianto da donatore a cuore non battente” si differenzia dal protocollo tradizionale per il prelievo degli organi che si effettua su donatori in stato di morte cerebrale. In questo caso, invece, il decesso è stato dichiarato in seguito alla cessazione dell’attività cardiaca e il prelievo è stato effettuato dopo i “canonici” 20 minuti che concludono l’accertamento di morte. La difficoltà consisteva nel garantire l’ossigenazione post-mortem degli organi addominali del donatore, attuata per quattro ore grazie a delle particolari tecniche di circolazione extracorporea. Quello dell’istituto Niguarda non è che l’ultimo esempio di una serie di trapianti e interventi record effettuati in Italia. Di recente, infatti, Milano e Torino sono diventate le “capitali” dei trapianti innovativi, registrando operazioni come il primo trapianto di bacino su malato oncologico, il primo caso di donatore samaritano o il primo trapianto di rene su paziente sveglio.