Primo trapianto di testa al mondo nel 2017

C’è una data: il 2017. E anche un luogo: la Cina. Il primo trapianto di testa al mondo (in cui la testa di una persona verrebbe trapiantata sul corpo di un donatore), annunciato qualche tempo fa dal chirurgo italiano Sergio Canavero, direttore del Gruppo avanzato di Neuromodulazione di Torino, è finalmente programmato. Si tratta del primo intervento al mondo che sta suscitando diverse polemiche e diversi dubbi per quanto riguarda la riuscita. Fatto sta che un uomo ha deciso di sottoporvisi.
Il team di medici che si occuperà dell’intervento è stato scelto così come il paziente che per primo di sottoporrà all’operazione: si tratterà con ogni probabilità del trentenne russo Valery Spiridonov, affetto da una grave patologia genetica (la malattia di Werdnig-Hoffmann), che si era offerto volontario dopo l’annuncio del neurochirurgo. Per quanto riguarda, invece, il donatore, secondo alcuni potrebbe trattarsi di un prigioniero ucciso in seguito ad una condanna a morte: “Il fatto che questa operazione si svolga in Cina ha creato dei dubbi sulla provenienza del donatore. Il Paese è stato spesso criticato per aver utilizzato gli organi dei prigionieri uccisi senza il loro consenso“.
L’intervento, che dovrebbe durare 36 ore e costare circa 11 milioni di dollari, sarà effettuato all’Harbin Medical University, in collaborazione con il chirurgo cinese Ren Xiaoping. Entrambi i medici hanno dichiarato che l’operazione avrà luogo soltanto se gli esperimenti che continueranno a condurre prima di quella data daranno risultati positivi. Nessuno può sapere con certezza cosa accadrà, essendo un intervento unico nel suo genere: la procedura prevede che le teste del donatore e del paziente vengano rimosse dal corpo. Spiridonov verrà mantenuto in coma per oltre un mese, durante il quale i farmaci aiuteranno corpo e testa a non rigettarsi a vicenda. Ma i medici non possono affermare se e quando il paziente si risveglierà. Nonostante gli esperimenti fino ad oggi siano stati condotti solo su animali, con vari risultati (la prima volta, nel 1970, l’intervento fu portato a termine con successo ma la scimmia non riuscì a muoversi e visse solo nove giorni, finché la testa non fu rigettata), Canavero è convinto che, grazie agli avanzamenti in campo medico, sia arrivato il momento giusto per “provarci”: “Penso che ora siamo arrivati a un punto in cui gli aspetti tecnici siano tutti fattibili. Se la società non lo vuole, io non lo farò. Ma se questo non accadrà negli Stati Uniti o in Europa, non significa che non potrà essere fatto da qualche altra parte“, aveva affermato tempo fa.