I fattori che contribuiscono al rischio di lesioni durante la movimentazione dei pazienti

Le situazioni che mettono a rischio gli infermieri sono numerose e vi concorrono numerosi fattori che a volte rendono difficile l’adozione di una postura corretta. I fattori sono legati al paziente, “carico” instabile e complesso da spostare, ma anche all’ambiente di lavoro, che spesso costringe a lavorare in posizioni difficili, facendo torsioni per l’impossibilità di adottare una posizione ergonomica, anche per mancanza di spazi. A questo si aggiunge il rischio di scivolare, inciampare e cadere. In linea di massima lo spostamento manuale del paziente non è sicuro ed espone a rischio. Usare i presidi aumenta la sicurezza per l’infermiere e per il paziente.
Le situazioni che mettono a rischio gli infermieri sono numerose e vi concorrono molti fattori, che a volte rendono difficile l’adozione di una postura corretta. Per esempio lo spostamento manuale di un paziente è fortemente influenzato dalle sue caratteristiche: peso, altezza, conformazione corporea e condizioni particolari (per esempio contratture, fleboclisi in corso, drenaggi e ferite) influenzano le modalità e le tecniche di spostamento. Spesso i pazienti sono troppo deboli per aiutare o non riescono a comprendere le istruzioni che vengono date loro su come poter collaborare durante lo spostamento. Altri hanno dolore o hanno paura di provare dolore, o paura di essere spostati, quindi possono avere movimenti inconsulti o resistere allo spostamento, aggrapparsi alle spondine del letto se presenti, al materasso o agli operatori durante lo spostamento, sbilanciandosi e sbilanciando anche gli operatori. Non va poi sottovalutato che è in costante aumento la popolazione delle persone sovrappeso e dei grandi obesi.
La conformazione del paziente rende difficile rispettare alcuni dei principi di un corretto spostamento: i pazienti non possono essere mantenuti vicini al corpo di chi li sta spostando e spesso non è possibile prevedere quello che succederà durante la movimentazione. Anche l’ambiente in cui si lavora spesso non è pensato per gli operatori. Nonostante si sappia che i pazienti in ospedale vanno sollevati e mobilizzati, l’ambiente ospedaliero spesso costringe a lavorare in posizioni difficili, per mancanza di spazi, con il rischio di scivolare, inciampare e cadere o fare torsioni per l’impossibilità di adottare una posizione ergonomica.
In ospedale, ma anche a domicilio, spesso si deve lavorare su superfici di lavoro irregolari, o in spazi limitati: stanze piccole, presenza di altri operatori, numerose apparecchiature, o in una stanza con altri mobili se si lavora a domicilio e questo limita gli spazi e porta ad adottare posture scorrette. I rischi dipendono anche dal tipo di mansione: la forza/sforzo fisico necessari per svolgere la mansione (per esempio sollevamento di pesi consistenti, trascinamento e spinta) o per mantenere il controllo di apparecchi e strumenti. Durante il lavoro si deve più volte eseguire lo stesso movimento o serie di movimenti, in posizioni spesso scomode che mettono il corpo sotto sforzo, per esempio chinarsi su un letto, inginocchiarsi o sollevare un peso con il busto in torsione. Non va trascurato anche il fatto che ci si può trovare a eseguire alcune attività da soli, perché è necessario intervenire in quel momento o perché manca personale che possa fornire un aiuto. Inoltre non solo in alcuni contesti le attrezzature non sono adeguate, ma a volte non è adeguato neanche l’abbigliamento: per esempio, si dovrebbero usare calzature ben salde, che garantiscano un buon appoggio, sono quindi sconsigliate scarpe con i tacchi alti, zoccoli o pantofole.
Anche gli indumenti non devono limitare i movimenti dell’operatore o costituire un ostacolo: per esempio le spille possono impigliarsi negli indumenti del paziente; oggetti che cadono dal taschino possono sbilanciare l’operatore che istintivamente cerca di raccoglierli. Nonostante gli operatori vengano formati su come mobilizzare correttamente i pazienti, alcuni, anche per carenza di conoscenze e addestramento, continuano a utilizzare movimenti e posture scorrette. Sono a rischio sia gli ambienti geriatrici sia quelli di terapia intensiva: per esempio nelle geriatrie sono state identificate almeno 19 attività a rischio, relative ai trasferimenti verticali dei pazienti, riposizionamento a letto e sulla sedia, movimenti eseguiti durante le attività di igiene.
Sono a rischio anche i reparti intensivi, dove alle attività a rischio citate si aggiunge anche il frequente trasferimento dei pazienti dalla barella al letto e viceversa; lo stesso vale anche per le camere operatorie. In realtà sono a rischio non solo le manovre legate allo spostamento del paziente ma anche rimanere in piedi a lungo, sollevare e tenere le estremità di una persona (per esempio durante una manovra o un intervento chirurgico) o aiutare a indossare le calze elastiche. Personale diverso ha rischi diversi in base alle mansioni e alle attività che svolge e non esiste un approccio standard. In linea di massima lo spostamento manuale del paziente non è sicuro ed espone a rischio; si può eseguire in sicurezza usando i presidi disponibili: l’uso dei presidi per lo spostamento aumenta la sicurezza per l’infermiere e per il paziente.
 
 
 
Fonte: EBN e Zinga “Quesiti Clinico-Assistenziali”