In caso di flebite l’infermiere deve innanzitutto interrompere l’infusione e rimuovere la cannula. Inoltre l’infermiere deve comunicare al medico la presenza di ipertermia, fare la coltura del catetere e controllare il sito endovenoso fino a quando non si risolve la flebite. Sono stati condotti alcuni studi per valutare l’efficacia dei farmaci: a oggi sembra che la nitroglicerina sotto forma di cerotto transdermico sia più efficace delle sostanze eparinoidi. Gli eparinoidi sono considerati efficaci come antinfiammatori topici.
I principali interventi assistenziali prevedono le seguenti azioni:

  • interrompere l’infusione endovenosa e rimuovere la cannula;
  • comunicare al medico la presenza di ipertermia o drenaggio purulento dal sito endovenoso;
  • non irrigare la vena;
  • fare la coltura del catetere e del sito endovenoso;
  • controllare il sito endovenoso fino a quando non si risolve la flebite;
  • riavviare le infusioni in un altro sito utilizzando un nuovo dispositivo;
  • fare la coltura del catetere e del sito endovenoso;
  • controllare il sito endovenoso fino a quando non si risolve la flebite.

L’utilizzo di impacchi caldi o freddi per il trattamento delle flebiti è controverso; alcuni autori suggeriscono di applicare impacchi freddi sulla zona per ridurre il dolore, se presente, rallentare il flusso sanguigno e l’adesione delle piastrine; altri invece consigliano di applicare impacchi caldi.
Da una revisione sistematica emerge che sono stati utilizzati diversi interventi farmacologici per il trattamento delle flebiti chimiche da infusione. Anche se non tutti i farmaci possono essere disponibili in commercio nei diversi paesi, la loro conoscenza è rilevante per la pratica infermieristica e per lo sviluppo della ricerca clinica. Nello studio sono stati inclusi diversi farmaci per uso topico: la nitroglicerina sotto forma di cerotto transdermico e gel, le creme contenenti eparina o sostanze eparinoidi, il piroxicam in gel, il notoginseny in crema (farmaco cinese) e il diclofenac in gel e in forma orale.
E’ stata dunque confrontata l’efficacia terapeutica dei diversi farmaci. Gli antinfiammatori topici sono stati raccomandati, in alcuni studi, come alternativa semplice, sicura ed efficace per il trattamento della flebite derivante da terapia infusionale rispetto ai farmaci antinfiammatori sistemici. Ciò è dovuto agli effetti collaterali prodotti da questi ultimi, quali la cefalea, il dolore epigastrico, la nausea e il prurito locale. Gli antinfiammatori topici sono considerati più efficaci rispetto al polisolfato di mucopolisaccaridi, un farmaco anticoagulante che viene generalmente utilizzato come controllo per gli studi clinici sul trattamento della flebite. L’azione del polisolfato di mucopolisaccaridi sulla tromboplastina e la trombina, inibisce o ritarda la formazione di trombi e la loro successiva crescita. D’altra parte lo stesso polisolfato, attivando la plasmina e il plasminogeno, stimola la fibrinolisi.
La nitroglicerina è una sostanza comunemente usata come vasodilatatore. Utilizzata sotto forma di cerotto transdermico ha un elevato potere di assorbimento; a contatto con la cute induce vasodilatazione e di conseguenza un maggiore flusso di sangue locale, facilitando la visualizzazione della rete vascolare e migliorando le condizioni per la puntura. Quando la nitroglicerina viene applicata sulla cute, il suo effetto vasodilatatore, che dura 3-6 ore, può essere osservato entro 10 minuti.
Gli studi suggeriscono che la flebite chimica da infusione inizi da una vasocostrizione a livello del sito endovenoso, causata da irritazione della tunica intima. Pertanto, la vasodilatazione locale provocata dalla nitroglicerina è efficace nella prevenzione delle flebiti, così come nel trattamento dei primi gradi di flebite e dell’infiltrazione. Anche se le infiltrazioni non hanno una componente infiammatoria, il mantenimento della vasodilatazione riduce la pressione osmotica intravasale, evitando che i fluidi passino nei tessuti circostanti e limitando la dislocazione della cannula endovenosa. Sembra che l’effetto vasodilatatore della nitroglicerina sia evidente quando è usata sotto forma di gel, crema o cerotto transdermico, mentre non è efficace nel trattamento di flebiti se usato sotto forma di spray.
Il notoginseny si trova nella radice della pianta del ginseng ed è indicato come antiemorragico. Nel trattamento della flebite avrebbe una qualche efficacia nella riduzione di dolore, cordone fibroso, eritema ed edema. I risultati di questa revisione sistematica, oltre a sottolineare che molti degli studi condotti non sono di buona qualità metodologica e non consentono quindi di trarre conclusioni certe e definitive, suggeriscono che l’uso topico di notoginseny in crema e di nitroglicerina sotto forma di cerotto transdermico siano più efficaci nel trattamento delle flebiti rispetto all’uso di creme o unguenti contenenti polisolfato di mucopolisaccaridi, noto anche come sostanza eparinoide.
A loro volta, i farmaci contenenti sostanze eparinoidi sono stati considerati efficaci come antinfiammatori topici.
 
 
 
Fonte: EBN e Zinga “Quesiti clinico-assistenziali”

1 Comment

  1. La nitriglicerina è un farmaco e quindi ha bisogno di prescrizione medica. Dubito che un medico me la prescrive per una flebite

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