Il catetere vescicale è il fattore di rischio più importante di infezione delle vie urinarie in ospedale, ma almeno la metà delle infezioni potrebbe essere prevenuta ricorrendo al cateterismo solo quando strettamente necessario, limitandone al massimo la durata e adottando rigorose misure igieniche nell’assistenza del paziente cateterizzato.
Secondo quanto riportato dai CDC di Atlanta, circa il 75% delle infezioni delle vie urinarie diagnosticate in ospedale è associato a cateterismo vescicale e tra il 15 e il 25% dei pazienti ricoverati in ospedale è sottoposto a cateterismo durante il ricovero. I CDC raccomandano quindi di ricorrere al cateterismo vescicale solo in presenza di una precisa indicazione clinica e di rimuoverlo non appena l’indicazione all’uso cessi di esistere.
Sempre per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie la Società italiana di geriatria e gerontologia raccomanda di:
- far assistere i pazienti con catetere vescicale solo da personale qualificato, adeguatamente formato e aggiornato periodicamente;
- rispettare tutte le procedure di igiene per l’inserimento e la gestione del catetere, in particolare effettuare un corretto lavaggio delle mani, prima e dopo l’inserimento, e inserire i cateteri con tecniche asettiche e attrezzatura sterile;
- evitare ostruzioni del flusso urinario, controllando che il catetere sia in posizione corretta.
Si consiglia inoltre di preferire i cateteri a circuito chiuso invece di quelli a circuito aperto, ma si raccomanda, nei soggetti allettati, di effettuare lo svuotamento periodico della sacca e la chiusura della clamp qualora la sacca venga mobilizzata. Nei soggetti autonomi è preferibile l’uso del catetere con valvola unidirezionale.
La durata del cateterismo è il più importante fattore associato alla batteriuria. Il rischio di sviluppare batteriuria aumenta infatti dal 3 al 7% per ogni giorno di cateterismo e il rischio è maggiore nelle donne e nelle persone anziane.
I cateteri possono rimanere in situ:
- 20-30 giorni se a media permanenza;
- 30-60 giorni se a lunga permanenza.
Il catetere urinario a permanenza di lunga durata dovrebbe essere sostituito periodicamente in accordo con le indicazioni delle ditte fornitrici. In caso di pazienti a rischio di frequenti ostruzioni del catetere, l’intervallo di sostituzione deve essere personalizzato e deve essere comunque più breve di quanto indicato dalle aziende.
Si raccomanda di evitare la profilassi antibiotica in caso di batteriuria non sintomatica in quanto inutile. Tra il 60 e l’80% delle persone con catetere vescicale assume una antibiotico profilassi anche se non ha una infezione vera e propria. Tale utilizzo della profilassi antibiotica ha contribuito in modo significato all’espansione di ceppi batterici resistenti e attualmente la gestione delle infezioni delle vie urinarie è complicata da problemi correlati alla farmacoresistenza. Se in passato la farmacoresistenza era un problema solo della realtà nosocomiale, sempre più oggi si assiste a un incremento del fenomeno anche nella medicina di comunità .
In caso di infezione delle vie urinarie con segni e sintomi in un soggetto portatore di catetere vescicale le linee guida raccomandano di raccogliere le urine per l’urinocoltura e di rimuovere il catetere se è in sede da più di 7 giorni. Se i sintomi sono locali si possono aspettare i risultati dell’urinocoltura prima di iniziare una terapia antibiotica; se invece i sintomi sono sistemici si raccomanda di eseguire due emocolture e di iniziare subito una terapia antibiotica. La durata della terapia antibiotica dipende dal quadro clinico, in genere se i sintomi sono esclusivamente locali la terapia antibiotica dovrebbe protrarsi per 5-7 giorni, se i sintomi sono sistemici si consiglia un regime di 7-14 giorni.
E’ importante che il medico e/o l’infermiere informino con professionalità e precisione il paziente e i familiari su:
– i motivi per cui si ricorre al catetere;
– la modalità di esecuzione della tecnica di inserimento;
– i rischi di infezione e le accorgimenti che occorre avere per ridurre tali rischi (evitare di manipolare il catetere e il sistema di drenaggio).
L’operatore per prepararsi all’inserimento deve:
- effettuare un accurato lavaggio antisettico delle mani;
- preparare il paziente (posizione, rimozione di indumenti ingombranti) e il materiale necessario;
- indossare guanti sterili;
- delimitare l’area interessata all’inserimento del catetere con telini sterili.
Per l’inserimento del catetere nella donna occorre farle assumere la posizione ginecologica e per la disinfezione della zona genitale si deve procedere con tamponi imbibiti di soluzione disinfettante, ricordando che ogni garza va usata una volta sola con movimento dall’alto verso il basso; con una mano si disinfetta, mentre con l’altra si tengono divaricate le labbra vulvari:
a. con 1° e 2° tampone disinfettare le grandi labbra dx e sx;
b. con 3° e 4° tampone disinfettare le piccole labbra dx e sx;
c. con 1° garza disinfettare l’orifizio uretrale;
d. con 2° garza metterla sull’orifizio vaginale.
Per l’inserimento del catetere nell’uomo occorre far assumere la posizione supina con gambe leggermente divaricate, per effettuare la disinfezione dei genitali occorre ritirare il prepuzio e disinfettare con i tamponi imbibiti di soluzione disinfettante per almeno tre volte il glande e l’orifizio ureterale. La disinfezione avviene muovendo il tampone, trattenuto dalla pinza ad anelli, dall’orifizio ureterale verso la radice del pene, infine si appoggia il pene sopra una garza sterile.
La tecnica di inserimento consiste nel:
- lubrificare il catetere;
- evidenziare la zona dell’inserzione, ripetendo la disinfezione e applicando una sostanza lubrificante (al meato uretrale nella donna, nell’uretra nell’uomo);
- inserire il catetere sterile delicatamente, cercando di ridurre al minimo il rischio di traumi e lesioni dell’uretra;
- fissare la parte esterna del catetere per ridurne la mobilità all’interno dell’uretra ed evitare quindi possibili traumi;
- raccordare il catetere al sistema di drenaggio chiuso;
- porre la sacca di drenaggio sempre al di sotto del livello della vescica, ma sollevata dal pavimento per non favorire contaminazioni dovute all’ambiente esterno.
Fonte:Â IPASVI.it