Gli scopi prioritari dell’assistenza infermieristica al paziente intubato sono volti ad assicurare una ventilazione efficace e a prevenire complicanze minacciose per la vita o influenzanti la qualità della vita futura. Questi obiettivi vengono conseguiti:
MANTENENDO PERVIE LE VIE AEREE
Ogni qualvolta se ne presenti la necessità (tosse, cianosi, presenza di muchi nella cannula) bisogna aspirare dalla cannula. L’operazione andrebbe eseguita in maniera sterile o con buona asepsi per mezzo di un aspiratore e di un sondino per aspirazione. In passato si utilizzavano sondini a circuito aperto che rappresentavano un grosso rischio di infezioni per il paziente. Oggi si utilizzano sondini a circuito chiuso che vengono calati nel tubo endotracheale per aspirare. Durante la fase di discesa del sondino non bisogna aspirare per evitare di sottrarre aria utile all’ammalato, momentaneamente staccato dal ventilatore, e per evitare di far aderire il sondino in aspirazione alla parete interna del tubo.
Oltre che ad aspirare, il sondino serve anche ad iniettare sostanze fluidificanti come fisiologica e bicarbonato (nel rapporto di 10:1).
Dopo aver aspirato è buona norma controllare che entrambi i polmoni ventilino. Sempre allo scopo di mantenere pervie le vie aeree è bene controllare che il tubo sia adeguatamente fissato e che il palloncino del tubo endotracheale garantisca la chiusura della trachea. La presenza di fughe d’aria o di gorgoglii in bocca può essere indicativa di un cattivo posizionamento del tubo o di una perdita di tenuta del palloncino.
VALUTANDO L’EFFICACIA VENTILATORIA
E’importante che l’infermiere attui una sorveglianza continua verso il paziente al fine di assicurargli una sufficiente e corretta ventilazione e di rilevare immediatamente i primi segni di eventuali complicanze respiratorie. Tra queste ricordiamo l’asfissia (si manifesta con dispnea, tachipnea, respiro asincrono e cianosi), l’ipossia (i cui segni clinici sono ipertensione arteriosa, tachicardia sinusale, aritmie, disturbi della coscienza), l’ipercapnia (i cui segni clinici sono eritrosi ed iperidrosi).
La valutazione dell’efficacia ventilatoria si concretizza nel controllo di:
- ampiezza e regolarità dei movimenti respiratori;
- regolare passaggio dell’aria nel tubo endotracheale;
- perfetta tenuta del palloncino (assenza di fughe d’aria);
- presenza di murmure vescicolare simmetrico ed uniforme;
- assenza di rumori patologici quali rantoli a grandi bolle (secrezioni tracheali), rantoli a medie e a piccole bolle (secrezioni bronchiali), rantoli crepitanti (edema polmonare), sibili e fischi (broncospasmo).
PREVENENDO LESIONI LARINGEE E TRACHEALI
La prevenzione delle lesioni laringee e tracheali si attua:
- eseguendo intubazioni atraumatiche;
- evitando eccessive pressioni nel palloncino;
- evitando eccessivi spostamenti del tubo;
- eseguendo aspirazioni atraumatiche;
- mantenendo la testa del paziente leggermente flessa in avanti (se il paziente è incosciente) o lasciare che assuma la posizione più idonea (se è cosciente).
La presenza del tubo in trachea comporta una serie di disagi all’ammalato, soprattutto di natura psicologica. Essi derivano soprattutto dall’impossibilità di parlare. Il tubo in laringe impedisce infatti la fonazione in quanto il palloncino gonfio abolisce il passaggio di aria tra le corde vocali.
Il paziente può trovarsi nella penosa impossibilità di comunicare i suoi bisogni, le sue ansie e le sue paure. L’infermiere deve quindi mettere il paziente nella condizione di attuare una comunicazione non verbale tramite campanelli che possano richiamare l’attenzione del personale sanitario, tramite tavole di comunicazione (che raffigurano situazioni di bisogno, di paura, di dolore etc.), tramite la lettura labiale.
A causa della sua patologia o della sedazione farmacologia, il paziente può trascorrere periodi più o meno lunghi di incoscienza, anche parziale. E’ dunque necessario “restituire alla realtà” più volte il paziente mediante ripetute spiegazioni ed informazioni circa il suo stato di salute e le manovre infermieristiche cui è sottoposto.
Anche la complessità delle cure che caratterizza i reparti di terapia intensiva è una grossa fonte di stress psicologico per il paziente che, improvvisamente, si trova a contatto con tecniche, apparecchiature e procedure del tutto inusuali per lui e le vive con ansia e paura.
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