Una struttura socio-sanitaria del biellese ha assunto, negli anni passati, almeno 331 lavoratori (tra infermieri e operatori socio-sanitari) come apprendisti invece che con regolari contratti legati alla professione svolta, per risparmiare sugli stipendi e i contributi assistenziali e previdenziali.
L’operazione ha consentito alla struttura di evadere complessivamente quasi 1,7 milioni di euro.
Lo hanno scoperto i Finanzieri della Sezione Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Biella.
Sono serviti mesi di indagini per appurare che i professionisti che negli ultimi tre anni hanno lavorato per le strutture biellesi della stessa società, erano stati inquadrati come apprendisti, nonostante avessero tutte le carte in regola, compresa l’iscrizione agli albi professionali, per essere assunti con contratti regolari. Per raggiungere questo risultato i finanzieri hanno lavorato a stretto contatto con l’Inps e con l’Ordine provinciale delle professioni infermieristiche. Nell’ambito di un’attività in materia di spesa pubblica, i finanzieri hanno sottoposto a un controllo la struttura per verificare se la società che la gestisce fosse in regola con gli standard richiesti dalla normativa, soprattutto nel caso in cui tali prestazioni siano in tutto o in parte a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
La normativa, spiega la Guardia di Finanza, in merito è chiara e “individua una precisa corrispondenza tra il fabbisogno assistenziale degli ospiti e la misura di assistenza minima da erogare a questi ultimi da parte delle varie figure professionali individuate”. Le indagini hanno consentito di constatare come l’assunzione di infermieri e operatori socio-sanitari come apprendisti fosse abituale nella struttura e che tale modus operandi fosse “finalizzato allo scopo di realizzare un’evasione contributiva ai fini assistenziali e previdenziali nonché di abbattere i costi del personale mediante la corresponsione di una retribuzione ben più bassa (apprendista) rispetto a quella prevista dal Contratto Collettivo Nazionale (infermiere ed Operatore Socio sanitario)”.
“Siamo soddisfatti di aver collaborato con la guardia di finanza all’indagine che riguarda i nostri iscritti e su cui siamo stati coinvolti in quanto l’Ordine è l’ente sussidiario dello Stato che veglia e controlla ufficialmente il corretto svolgimento della professione – ha commentato la presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Biella, Rita Levis –, siamo soprattutto grati alle Fiamme gialle per la professionalità dimostrata e per aver sollevato la questione. Dopo questo caso anche la politica regionale non può più chiudere gli occhi di fronte al problema”.
“Ci troviamo spesso – prosegue Levis – ad avere a che fare con neo laureati, che hanno voglia e anche bisogno di lavorare, e questo può spingerli ad accettare compromessi».
Per arginare questo tipo di situazioni era stato chiesto alla Regione di istituire un osservatorio permanente. Con una lettera inviata nel gennaio dell’anno scorso dall’ordine regionale abbiamo iniziato a segnalare le numerose irregolarità emerse in Piemonte e chiedevamo di attivare uno strumento, l’osservatorio, utile a contrastare il fenomeno. A questo è seguita un’ulteriore richiesta d’incontro per affrontare i tanti aspetti problematici della professione, ma stiamo ancora aspettando, nonostante gli incontri siano proseguito fin dopo l’estate”.
A stupire è anche il numero degli operatori coinvolti, che testimonia un turn over molto alto di dipendenti nelle strutture del gruppo che nel Biellese possiede due case di riposo e due residenze per persone adulte con disabilità. Dalla sede centrale della società non arrivano commenti alla notizia.
Alla parte giudiziaria si aggiungerà presto una verifica politica della questione, come annuncia il consigliere regionale Vittorio Barazzotto. “Dobbiamo riprendere a tutelare il lavoro in ogni sua forma. In casi come questo possiamo parlare di un vero e proprio sfruttamento. presenterò un’interrogazione a riguardo in cui si chieda di fare chiarezza. Questo è un episodio ma ci sono moli altri casi simili di poca tutela della professionalità di chi lavora nella sanità che vanno risolti”.
E alla Regione sono arrivate anche interpellanze di maggioranza e opposizione per sollecitare l’istituzione dell’Osservatorio permanente delle professioni sanitarie e far luce su irregolarità contrattuali e altri numerosi aspetti problematici della professione.
Già a suo tempo infatti – fin dall’inizio del 2017 – i rappresentati della professione infermieristica piemontesi hanno chiesto alla Regione il rafforzamento della commissione di vigilanza, un Osservatorio con le professioni sanitarie, i datori di lavoro e i sindacati e, se possibile, l’apertura di un dialogo “dignitoso” con Confcooperative per intese che cancellino situazioni insostenibili – in alcuni casi gli infermieri sono stati retribuiti con compensi compresi tra 5 e 7 euro l’ora – che si realizzano soprattutto in Rsa private o convenzionate, che nella maggior parte dei casi appaltano la gestione del personale a cooperative esterne, senza dunque che vi sia alcun rapporto diretto con la sanità regionale.
La risposta degli assessori regionali fu circa la necessità di intensificare i controlli e istituire un Osservatorio in cui raccogliere i problemi del settore e trovare le adeguate risposte.
E lo stesso assessore regionale alla sanità Antonio Saitta aveva commentato le richieste e le vicende sottolineando la necessità di trovare le soluzioni indispensabili ad evitare il ripetersi di casi di “infermieri-operai” nelle strutture private operanti in Piemonte.
Ora le evidenze emerse dall’operazione della Guardia di Finanza, come ha sottolineato anche la presidente dell’Opi di Biella, rendono evidente la necessità di un osservatorio e di controlli che non possono più aspettare. E l’Ordine degli infermieri è pronto a collaborare per la tutela dei suoi iscritti.
Fonte: FNOPI