Sindacati e ARAN: quel rinnovo di contratto che equivale ad una declassificazione del nostro lavoro

CCNL sanità 2018: è stato siglato il 21 maggio 2018 l’accordo definitivo tra i sindacati e l’ARAN per il rinnovo del contratto. Sono molte le novità introdotte nell’accordo definitivo siglato il 21 maggio 2018 ed una in particolare riguarda l’aumento di stipendio di 86 euro mensili in busta paga per i dipendenti sanitari, compresi gli elementi perequativi decrescenti per le qualifiche maggiori. Ma siamo così sicuri che quel contentino di 86 euro sia adeguato al nostro lavoro che peraltro non viene neanche definito usurante?
Vengono inoltre riconosciuti gli arretrati contrattuali per il periodo che va dal 2016 al 2017. In questo modo noi infermieri abbiamo perso anni e anni di arretrati, pari ad una somma vicina ai 10 mila euro.
È stata poi istituita una Commissione paritetica che dovrà occuparsi anche della nuova classificazione del personale, in vista del CCNL che dovrà esser approvato per il prossimo triennio. Noi infermieri, infatti, non siamo per nulla entusiasti poiché il nuovo CCNL Sanità riconosce un’indennità pari a 660,40 euro, un importo che sminuisce la nostra posizione e il nostro lavoro. Scioperi e manifestazioni sono servite a ben poco (purtroppo).
Andrea Bottega, segretario nazionale NurSinD, ha dichiaro che non firmare il contratto:

è stato un atto di coraggio e coerenza, perché abbiamo fin da subito evidenziato come questo testo sia peggiorativo per la categoria e per molti lavoratori che garantiscono ogni giorno il diritto costituzionale alla salute. In particolare vogliamo ricordare che:

  • l’elemento perequativo che compensa ai redditi più bassi il venir meno del bonus previsto dal Governo, termina al 31 dicembre 2018;
  • le indennità di turno in diversi casi non saranno più erogate (con conseguente perdita economica) perché è stata definita una soglia più elevata da quanto stabilito in molti contratti aziendali;
  • scompare il diritto alla pausa mensa per il personale che garantisce i servizi nelle 24 ore anche se lavora 12 ore consecutive;
  • compare l’obbligo di svolgere lavoro straordinario;
  • si precarizzano gli incarichi di coordinamento (capo sala);
  • si deroga al riposo minimo giornaliero;
  • si estendono le indennità di area critica ad alta funzione infermieristica al personale di supporto ma solo dove l’impegno richiesto è notevolmente inferiore rispetto allo stesso personale che lavora nelle aree internistiche o chirurgiche;
  • gli istituti contrattuali non sono esigibili in egual modo tra i dipendenti penalizzando soprattutto il personale turnista;
  • la valorizzazione della carriera professionale per il personale sanitario non può avere applicazione perché non c’è personale in servizio che ne abbia i requisiti (fatta eccezione per il personale di triage dei Pronto Soccorso)”.

Sono state apportate anche importanti novità riguardanti l’orario lavorativo del personale sanitario.
Infatti l’accordo raggiunge un buon equilibrio tra tutele e garanzie per i dipendenti sanitari e le esigenze organizzative delle aziende ospedaliere. È stato salvaguardato l’orario di lavoro del personale sanitario che resta di 36 ore settimanali.
Non è stata quindi concessa alcuna deroga alle 11 ore di riposo continuativo, ma è stato finalmente introdotto, nel nuovo CCNL Sanità, il tempo impiegato per la vestizione e la svestizione, pari a 15 minuti per ogni turno.
Un’ultima novità introdotta dal CCNL Sanità 2016-2018 riguarda l’istituzione di una Commissione paritetica che dovrà occuparsi anche della nuova classificazione del personale, in vista del CCNL che dovrà esser approvato per il prossimo triennio.
 
Fonte: Money.it