Napoli: sequestrata un'altra ambulanza

L’ambulanza prelevata con forza presso l’Ospedale Loreto Mare di Napoli è solo l’ultimo di una lunga lista di atti tanto criminosi quanto preoccupanti e frutto di un radicato modo di pensare di matrice mafiosa che coinvolge diverse zone nel napoletano. Il sequestro di ambulanze a Napoli sembra aver acquisito i connotati di “moda”, termine nel caso specifico inteso come malcostume che si registra ad elevata frequenza.
L’episodio più recente è accorso lo scorso 28 maggio nei pressi dell’Ospedale “Vecchio Pellegrini” che ha visto il sequestro dell’ambulanza proveniente da Via Chiatamone per soccorrere alcuni centauri coinvolti in un incidente mortale. Il fatto di cronaca più recente in tal senso descrive l’azione di due facinorosi in sella ad uno scooter che hanno intimato ai sanitari di seguirli per rendere più veloci i soccorsi alle vittime resesi protagoniste di uno scontro tra ciclomotori in Corso Lucci.
I sanitari, tra cui un medico, un infermiere ed un’autista di ambulanza, sono stati ripetutamente strattonati e hanno subìto minacce oltre che fisiche anche verbali, ciononostante hanno assecondato saggiamente le volontà brutali dei due ceffi. Arrivati sul luogo dell’incidente si è constatata la natura dello stesso: due feriti, un codice verde ed un codice giallo.
I soccorritori, la cui ambulanza è stata scortata dai Carabinieri prontamente allertati dalla Centrale Operativa (C.O.) del 118 a seguito della requisizione del mezzo di soccorso, hanno egregiamente svolto il loro dovere nonostante il clima tutt’altro che disteso e hanno portato gli incidentati presso il Pronto Soccorso del Loreto.
A denunciare la vicenda sui social è la pagina dell’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate” (fondata da un medico, stanco degli abusi di cui stiamo trattando) che su Facebook già aveva manifestato il proprio sdegno in accezione ai fatti del 28 maggio, ripetutisi pressoché secondo la medesima modalità presso una discoteca a Coroglio il 20 maggio scorso.
<< Siamo stanchi di questa situazione >> – questo è l’incipit del post – << i colleghi hanno paura di andare a lavorare ma fortunatamente non temono più alcuna rappresaglia al che denunciano molto più di prima coloro che si macchiano di questi reati >> , << A breve partiranno procedimenti penali nei confronti degli aggressori >> – promettono gli amministratori dell’associazione, i quali assicurano che << attendiamo notizie dalla stazione dei Carabinieri per l’identificazione dei colpevoli, dopodiché procederemo con forza e determinazione >>.
Oltre che un fatto gravissimo, la dinamica con la quale si registrano tali fattacci sta assumendo caratteri di sistematicità, tant’è vero che, discernendo questi 3 casi “speciali”, innumerevoli sono le aggressioni indiscriminatamente nei confronti di tutti i sanitari sia in ambiente intraospedaliero che extraospedaliero.
Nell’intero panorama campano si è sviluppata negli ultimi tempi una situazione fortemente “delinquenziale” e sono molti in queste zone a non riconoscere la Legge nè tantomeno l’autorità di un’istituzione, sia che essa faccia parte delle Forze dell’Ordine sia che facciano parte della Sanità, anch’essi pubblici ufficiali e da rispettare in quanto tali pena la reclusione e/o la sanzione pecuniaria. Realizzando una breve analisi inerente ai fatti di cui si è discusso, è bene rammentare un fattore rilevante che giustifica il comportamento dei sanitari che si rifiutavano inizialmente di seguire, sotto minaccia, i due centauri: lo stato di allerta e l’invio immediato dell’unità mobile di soccorso va fornito in primis dalla C.O. e solo quest’ultima ha facoltà di trasmettere ai sanitari il suddetto allarme nei soli casi di codice rosso accordando il permesso di accensione del segnale sonoro luminoso, mentre in tutti gli altri casi l’ambulanza arriverà presso il luogo dove c’è necessità “quanto prima possibile”.
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