Protesta ambulanze: "Basta con il 112, le attese sono aumentate"

Tempi di risposta troppo lunghi, chiamate rimaste in attesa e scambi di informazioni sbagliate: da quando il Numero unico europeo per le emergenze – Nue 112 – è stato introdotto in alcune Regioni, la preoccupazione di chi opera nel mondo del soccorso cresce con il moltiplicarsi degli incidenti. Ma questi sono solo alcuni tra i problemi denunciati e che, nei casi più gravi, hanno portato all’ineparabile. Ora a chiedere che «tutto torni come prima» è il direttore nazionale del 118 Mario Balzanelli: «Il 118 deve avere vita propria. Per noi un ritardo anche inferiore a 40 secondi può fare la differenza tra la vita e la morte».
Un nuovo appello, dopo quello per i medici e gli infermieri sulle ambulanze, che rivolge alla neoministra della Salute Giulia Grillo. Ma non è il solo. Dal Lazio al Friuli Venezia Giulia, tra gli addetti ai lavori comincia a montare la protesta. Di recente i sindacati dei Vigili del Fuoco (Conapo), della Polizia (Sap e Siap) e degli infermieri (Nursind) si sono riuniti a Roma e sono scesi sul piede di guerra: «Così non si può più andare avanti, stanno ammazzando la gente». Stando agli episodi raccontati dagli operatori sembra che da quando c’è il Nue non si riesca più ad arrivare in tempo: i vigili del fuoco giungono quando la casa è bruciata, l’ambulanza sbaglia strada o arriva a cuore fermo, la polizia quando il ladro è scappato.
«In soli 8 mesi di applicazione del Nue a Roma – dice Marco Piergallini, funzionario del Comando dei Vigili del fuoco di Roma e sindacali ta Conapo – ci sono stati otto morti per incendio in appartamento. Cifra che non abbiamo mai raggiunto quando gestivamo noi le chiamate, nemmeno in 10 anni». Il problema principale è quello dell’allungamento della catena d’aiuto, con l’introduzione della doppia risposta. Un modo sì per gestire le emergenze in modo più ordinato ed efficiente, ma che talvolta introduce ritardi che nel caso dell’arrivo di ambulanze rischia di essere fatale.
Non convince nemmeno il correttivo introdotto dal ministero dell’Interno di mantenere per legge i tempi dell’intervista con il 112 entro i 40 secondi.. «Le variabili che incidono sul cronometro possono essere tante – spiega Stefano Agostini dirigente sindacale Nursind Torino – incomprensioni, emotività, rumori». Altro motivo d’ansia è il temuto “effetto imbuto”: quando arrivano troppe chiamate in insime e l’utente è costretto a rimanere in attesa. «Situazione che si verifica in casi neppure troppo eccezionali – sottolinea Piergallini – basta un allagamento o un incendio più importante». E a rinforzare l’idea che il Nue sia stato progettato più come un call center che non come una centrale operativa che coordina, dicono i sindacati, è il fatto che, se in un intervento sono necessari distinti operatori (115 e 118 ad esempio), il Nue può fare solo una chiamata: allerta la centrale che ritiene piu opportuna e lascia a questa l’onere di chiamare l’altra.
«I problemi erano già evidenti – dice Stabile – lo dimostra il caso di Eleonora Cantamessa, la ginecologa investita nel 2013 vicino a Bergamo mentre soccorreva un ragazzo indiano. Basta ascoltare la chiamata al Nue: oltre un minuto di silenzio nel passaggio della linea ai Carabinieri». «Perché continuare su questa strada?», ci si domanda. «Ce lo ha chiesto l’Europa» è la risposta frequente, ma come ricorda Balzanelli «l’Ue non ci ha obbligati a sopprimere i vecchi numeri». «Nella direttiva con cui l’Unione obbliga i paesi ad adottare il Nue – continua – si legge la parola “parallelamente”. Si sarebbe potuto introdurre il 112 affiancandolo agli altri, come è stato fatto in altri paesi, senza rivoluzionare un sistema di soccorso già collaudato», E non solo, l’Ue ha anche lasciato libertà di scegliere tra almeno una decina di modelli.
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