I pazienti oncologici soffrono di una varietà di sintomi associati alla neoplasia e al suo trattamento. Fatigue, insonnia, neuropatia, e il dolore cronico sono tra i più comuni, sperimentati dai pazienti sopravvissuti al tumore. Tra i sintomi, il dolore del paziente in fase terminale assume i contorni di una vera e propria “sofferenza”, che coinvolge globalmente la persona malata, e appare chiaro che non può essere affrontato sempre con la sola terapia farmacologica. Ecco perché si rende necessaria un’offerta di cure palliative a domicilio, in Hospice o in ospedale non solo di tipo farmacologico, in grado di rispondere ai molteplici bisogni del malato e dei suoi familiari.
Nelle cure palliative si ribadisce l’importanza di migliorare la qualità di vita dei pazienti attraverso il controllo del dolore e degli altri sintomi considerando gli aspetti psicologi, sociali e spirituali. In hospice, le cure palliative possiedono anche un altro obiettivo: assicurare il maggior comfort possibile ai pazienti e la possibilità di ricevere interventi che facilitano il raggiungimento di questo stato.
Katherine Kolcaba, infermiera e ricercatrice, analizzando il significato del termine comfort; ha elaborato una teoria a medio raggio sul fenomeno. Lei per prima parlò di comfort olistico e lo definì come “L’immediata esperienza di sentirsi rafforzati nell’avere soddisfatto i bisogni di sollievo, tranquillità e trascendenza nei quattro contesti (fisico, psicospirituale, socioculturale e ambientale)”. Questa definizione è stata scelta perché può rispecchiare il comfort del malato terminale in tutte le sue dimensioni. Secondo la teorica, per poter raggiungere o migliorare il comfort, gli infermieri sono chiamati ad attuare numerosi interventi, tra cui, quelli denominati da Kolcaba “cibo per l’anima” ovvero inaspettati, non tecnici e che rafforzano la persona nel processo di guarigione e riabilitazione.
Come Katherine Kolcaba, la “sofferenza globale” e la bassa qualità di vita dei pazienti spinge gli infermieri a conoscere e studiare nuovi interventi, anche non farmacologici, per migliorare tale situazione.
Il massaggio Nurturing touch può essere considerato uno di questi interventi. E’un intervento ancora poco conosciuto in Italia e fa parte delle terapie complementari. E’ un intervento non invasivo, e per le sue caratteristiche viene riconosciuto come attività palliativa. I benefici del massaggio nei pazienti sono ben descritti in letteratura.
Nelle cure palliative si ribadisce l’importanza di migliorare la qualità di vita dei pazienti attraverso il controllo del dolore e degli altri sintomi considerando gli aspetti psicologi, sociali e spirituali. In hospice, le cure palliative possiedono anche un altro obiettivo: assicurare il maggior comfort possibile ai pazienti e la possibilità di ricevere interventi che facilitano il raggiungimento di questo stato.
Katherine Kolcaba, infermiera e ricercatrice, analizzando il significato del termine comfort; ha elaborato una teoria a medio raggio sul fenomeno. Lei per prima parlò di comfort olistico e lo definì come “L’immediata esperienza di sentirsi rafforzati nell’avere soddisfatto i bisogni di sollievo, tranquillità e trascendenza nei quattro contesti (fisico, psicospirituale, socioculturale e ambientale)”. Questa definizione è stata scelta perché può rispecchiare il comfort del malato terminale in tutte le sue dimensioni. Secondo la teorica, per poter raggiungere o migliorare il comfort, gli infermieri sono chiamati ad attuare numerosi interventi, tra cui, quelli denominati da Kolcaba “cibo per l’anima” ovvero inaspettati, non tecnici e che rafforzano la persona nel processo di guarigione e riabilitazione.
Come Katherine Kolcaba, la “sofferenza globale” e la bassa qualità di vita dei pazienti spinge gli infermieri a conoscere e studiare nuovi interventi, anche non farmacologici, per migliorare tale situazione.
Il massaggio Nurturing touch può essere considerato uno di questi interventi. E’un intervento ancora poco conosciuto in Italia e fa parte delle terapie complementari. E’ un intervento non invasivo, e per le sue caratteristiche viene riconosciuto come attività palliativa. I benefici del massaggio nei pazienti sono ben descritti in letteratura.
Con il presente lavoro, ci si è posti lo scopo di valutare se il massaggio Nurturing touch possa migliorare o contribuire al miglioramento del comfort del paziente terminale in hospice. Per raggiungere questo scopo sono state analizzate le evidenze più recenti presenti in letteratura ed è stato somministrato un questionario “Hospice Comfort Questionnaire”, validato precedentemente da Katherine Kolcaba. Attraverso queste due modalità è stato possibile esplorare il livello di comfort dei pazienti sottoposti al Nurturing touch e rilevare differenze nel livello di comfort prima e dopo il massaggio.
Ringraziamo Elisa Zancanaro per l’invio della tesi, consultabile per intero a questo link: Tesi
Ringraziamo Elisa Zancanaro per l’invio della tesi, consultabile per intero a questo link: Tesi