Epatite C, l'Italia è indietro sulle terapie e l'eradicazione è lontana

L’Italia è indietro nell’obiettivo di eradicazione dell’epatite C, e servono nuove strategie per compiere l”ultimo miglio’. Lo hanno sottolineato gli esperti al convegno “Epatite C: clinici, pazienti e istituzioni alleati per «l’ultimo miglio»” che si è tenuto a Roma.
L’evento ha fatto il punto sulla situazione a tre anni dal varo del piano nazionale per le Epatiti. “Sono stati fatti molti investimenti sui farmaci – afferma Massimo Galli, Presidente della società italiana di Malattie Infettive (Simit) – ma nulla sull’emersione del sommerso né sul potenziamento dei centri affinché possano avere maggior capacità di cura, accogliere più pazienti e essere raggiunti anche da coloro che non sanno a chi rivolgersi”. Nelle presenti condizioni, aggiunge, “non credo che nel triennio 2017-2019 si possa conseguire l’obiettivo prestabilito di 240mila pazienti trattati. Per l’eradicazione dell’epatite C non esiste un vero Piano Nazionale e neppure un’azione coordinata a livello regionale, anche se alcune regioni più virtuose hanno già preso importanti iniziative”.
La preoccupazione è condivisa da Epa C Onlus, che riunisce diverse associazioni di pazienti. “Siamo molto preoccupati per il futuro perché sembra che l’eliminazione dell’epatite C non sia più tra le priorità del Servizio sanitario nazionale – sottolinea Ivan Gardini, presidente dell’associazione -. Non c’è ancora un piano nazionale che indichi come rintracciare tutti i pazienti con diagnosi nota e non nota, nonostante una persona su tre arrivi già gravemente ammalata alle strutture autorizzate per la cura; nella manovra finanziaria non sono previsti fondi specifici (oltre alle risorse per i farmaci) per conseguire l’obiettivo prefissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di eradicare l’epatite C entro il 2030 e, inoltre, esiste la concreta ipotesi che possa essere saccheggiato il fondo per i farmaci innovativi con lo spostamento delle risorse su altri capitoli di spesa”.
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