Tra gli infermieri stranieri che vivono e lavorano nel Regno Unito si è diffuso negli ultimi due anni un crescente timore per il loro futuro nel paese. A preoccuparli è in particolare Brexit, ha raccontato un’inchiesta del Financial Times, e i molti dubbi che ancora ci sono sul futuro dei cittadini europei che continueranno a essere residenti nel Regno Unito dopo l’uscita del paese dall’Unione Europea.
Molti infermieri, ha scritto il Financial Times, hanno già deciso di lasciare il territorio britannico e molti altri che erano intenzionati a trasferirsi nel Regno Unito hanno cambiato idea. Per i sindacati degli infermieri, questa situazione rischia di causare problemi di personale al sistema sanitario nazionale britannico, già duramente provato dai tagli e dall’austerità degli ultimi anni.
Il problema principale è che circa il 5 per cento di tutti gli infermieri e le ostetriche che lavorano nel Regno Unito proviene da paesi che appartengono all’Area economica europea (che oltre all’Unione Europea comprende Islanda, Liechtenstein e Norvegia). Gli infermieri stranieri sono particolarmente importanti a Londra, dove negli otto ospedali principali sono il 20 per cento di tutto il personale. Si parla in tutto il Regno Unito di decine di migliaia di persone che svolgono un ruolo molto importante per mantenere il sistema sanitario britannico in funzione. Già oggi ci sono oltre 41 mila posti vacanti tra infermieri e ostetriche, un vuoto di organico che è diventato considerevolmente più grave nel corso degli ultimi anni.
A partire dal referendum su Brexit, nel 2016, circa 7 mila infermieri e ostetriche provenienti da paesi dell’Area economica europea hanno lasciato il Regno Unito, mentre nel 2018 l’afflusso di nuovo personale dall’Europa si è ridotto dell’87 per cento. Il calo è stato in parte compensato da un aumento nel numero di infermieri britannici e di infermieri provenienti da paesi non europei, ma la situazione rimane comunque complicata. Se il calo nel numero di infermieri disponibili dovesse continuare con questo passo, entro il 2021 il Regno Unito potrebbe trovarsi con un vuoto di organico di 51 mila unità.
Ci sono varie ragioni per spiegare questo calo: per esempio il deprezzamento della sterlina, che ha reso meno convenienti gli stipendi pagati nel Regno Unito, e i nuovi requisiti linguistici richiesti per lavorare e risiedere nel paese introdotti a partire dal 2016. Brexit però ha avuto certamente una parte nel calo, sostiene il Financial Times. Fabrizio Benatti, infermiere italiano residente a Londra che gestisce una pagina Facebook con oltre 15 mila Mi piace dedicata agli infermieri italiani che lavorano nel paese, ha detto al Financial Times che l’incertezza sul futuro assetto dei rapporti tra Regno Unito e Unione Europea ha avuto sicuramente un ruolo nello scoraggiare le persone a trasferirsi nel paese.
In base agli attuali accordi, una volta che il Regno Unito sarà uscito dall’Unione, tutti gli stranieri residenti nel paese da almeno cinque anni potranno fare richiesta per ottenere il “settled status”, una sorta di permesso di soggiorno permanente che garantirà la possibilità di lavorare edi risiedere nel Regno Unito a tempo indeterminato. Chi al momento dell’uscita dall’Unione si troverà nel paese da meno di cinque anni, dovrà invece seguire un percorso più lungo, anche se agevolato rispetto ad altre categorie di persone.
In altre parole chi si trova nel paese da meno di cinque anni non ha molte garanzie di riuscire a restarci ancora a lungo. Molti inoltre considerano lo status di residente permanente una garanzia non sufficiente, soprattutto dopo i recenti scandali che hanno visto espellere moltissime persone che in base alla legge avrebbero avuto diritto di restare. Anche a causa di questi timori, il 10 per cento degli infermieri italiani nel Regno Unito avrebbe già lasciato il paese, sostiene Benatti, e un altro 10 per cento sta pensando di farlo.
Gli infermieri sono figure professionali che mancano in tutta Europa. Secondo i sindacati, oggi in Italia ne mancano 53 mila. I paesi sviluppati sono di fatto in competizione per assicurarsi un costante afflusso di nuovi infermieri per mantenere in efficienza i loro sistemi. Se l’avvento di Brexit renderà il percorso per vivere e lavorare nel Regno Unito anche solo marginalmente più complicato di quanto non sia già ora, in molti potrebbero decidere di trasferirsi altrove, dove la loro professionalità troverà spazio con maggiore facilità.