Quando alla Cisl hanno visto la deliberazione 87 sull’albo pretorio dell’azienda sanitaria hanno tirato un bel sospiro di sollievo: da parecchio tempo – anni ormai – il sindacato denuncia una carenza di organico all’ospedale delle Apuane. Pochi infermieri e – spiega – turni massacranti. Così quell’atto, con l’autorizzazione ad “acquisire personale del comparto a tempo determinato e indeterminato”, ha fatto fare salti di gioia. Per pochi minuti, però. Perché è bastata una rapida lettura per capire che di quei nuovi dipendenti a Massa Carrara e all’ospedale unico non ne toccherà neppure uno.
Vero che in quell’atto sono specificati, nero su bianco, anche i prolungamenti di incarico e uno di quei prolungamenti riguarda anche noi, altrettanto vero che dei 14 infermieri e dei 2 operatori socio sanitari (Oss), previsti per coprire le lunghe assenze per malattia, neanche uno entrerà in servizio all’ombra delle Apuane. Le 16 new entry andranno a coprire “buchi” su Livorno, Pontedera, Campiglia, Viareggio. Così la Cisl, dopo aver sperato che arrivassero rinforzi, alza i toni e giudica l’atto dell’azienda sanitaria il frutto «della sordità e cecità dei dirigenti che – spiega Massimo Francini, coordinatore del settore sanità – pur ricevendo segnalazioni di criticità da parte del sindacato, non crede neppure ai responsabili locali che, dati alla mano, sono in estrema difficoltà a coprire i turni».
Sì perché Francini spiega che le lunghe assenze ci sono anche in quel del Noa: «La situazione dell’ospedale delle Apuane vede (il dato risale alla scorsa settimana ndr) 48/50 assenze per lunghe malattie superiori ai 30 giorni continuativi a cui si aggiungono le aspettative, le malattie improvvise, anche di alcuni giorni, che mettono in crisi il sistema, visto che anche gli operatori sanitari sono umani e soggetti, come tutti, alla ciclicità delle malattie influenzali». Per coprire chi non può venire a lavoro – spiega il sindacalista – si utilizza l’infermiere jolly: «Il sistema – chiarisce – prevede che ogni turno abbia il proprio jolly. Quel jolly viene utilizzato ora per sostituire la lunga assenza. Si inceppa così il meccanismo e gli operatori sono costretti a saltare il risposo per garantire l’assistenza».
Insomma – spiega la Cisl – il jolly diventa “strutturale”, sostituisce chi è assente per lunghi periodi e non è più in grado di garantire copertura in caso di emergenza. Così se l’emergenza c’è, tocca fare con le risorse disponibili, implementando i turni: «Mediamente – dettaglia infatti Francini – nella grandi aree del ospedale, la Medica, la Chirurgica, l’Emergenza e il Materno-Infantile, il residuo ferie degli operatori sanitari, principalmente infermieri e operatori socio sanitari, si aggira, per il 2018, intorno ai 20 giorni sui 36 previsti ogni anno. Questo significa che nell’anno trascorso sono stati concessi i quindici giorni di ferie estive obbligatorie e che chi ha goduto delle ferie a giugno e luglio, nei 6/7 mesi successivi non ha più usufruito di giorni».
Non si fanno ferie e si coprono le emergenze facendo più ore: «Nel corso degli anni è stato accumulato un cospicuo numero di ore per sopperire le assenze, con rientri in servizio del personale. In alcuni casi – Massimo Francini si affida ai numeri – il monte ore supera le 100 pro capite. Le difficoltà aumentano quando non si è in grado di trovare un sostituto e il turno resta in sotto numero: non più tardi di ieri (leggi: martedì ndr) in area medica – il sindacalista si affida all’esempio – avevamo 4 oss per 98 posti letto e in un’altra area, per assenza improvvisa, un solo operatore per 40 posti letto. Le coordinatrici (le vecchie capo sala ndr)non hanno più risorse da mettere in campo, ma la dirigenza “pisana” – attacca Francini – forse troppo lontana, non dà nessun segnale, anzi ne dà di negativi con la delibera 87 che conferma solo un prolungamento di un incarico che quindi è una risorsa già presente».