Si sarebbe introdotto in camera della paziente con la scusa di stimolarle la minzione per aiutarla nel suo decorso post operatorio. Per la procura, i movimenti praticati dall’infermiere nelle parti intime della ricoverata – una jesina di 30 anni – erano sfociati in atti sessuali.
Abusi a cui la donna, stordita dall’anestesia e parzialmente sedata, non era riuscita a opporsi. Solo il giorno dopo aveva gridato aiuto. Ai parenti prima, agli investigatori della Squadra Mobile poi. Era il maggio di due anni fa. Il teatro della violenza, Villa Igea, la casa di cura che la paziente aveva scelto per sottoporsi a un intervento. Ieri mattina, l’infermiere – classe 1981 – è stato condannato dal GUP Francesca De Palma a scontare quattro anni di reclusione. Il processo, dove è stata citata come responsabile civile anche Villa Igea, si è tenuto con il rito abbreviato.