Una delle problematiche che affligge il processo di triage in Pronto Soccorso (PS) riguarda il rischio di sottostima dei pazienti, in particolar modo quando ci si trova difronte a quadri sintomatologici sfumati e di non chiara interpretazione. L’assegnazione del corretto codice di priorità diventa quindi difficile per la concomitanza di diversi fattori quali il sovraffollamento, il poco tempo a disposizione per la valutazione, e la presenza di pochi strumenti operativi quali l’esame clinico, i parametri vitali e la breve indagine anamnestica. L’opinione degli esperti ha individuato nei pazienti a cui è assegnato un codice di priorità verde la tipologia di pazienti più a rischio, in quanto in una percentuale di questi pazienti con il passare del tempo si verifica un peggioramento delle condizioni cliniche e la necessità di un più rapido accesso alle cure, a dispetto del codice di priorità che era stato loro assegnato. Questo ci ha spinto a cercare di identificare uno strumento dalla facile applicabilità e dalla rapida valutazione, che venga a supporto dell’infermiere di triage e che permetta di discernere meglio i pazienti con codice a bassa priorità a basso rischio, da quelli che richiedono un accesso alle cure più tempestivo. Lo strumento identificato è lo Shock Index (S.I.), cioè il rapporto tra la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa sistolica. Esso è considerato normale se compreso tra 0.5-0.7.
OBIETTIVO: L’obiettivo primario dell’elaborato è quello di analizzare l’utilità dello S.I. nell’identificare tra i pazienti a cui è stato assegnato un codice di priorità verde quelli più a rischio di evolutività, e che quindi necessitano di un accesso più tempestivo alle cure.
MATERIALI E METODI: È stato svolto uno studio retrospettivo caso-controllo che ha coinvolto una popolazione di 5369 pazienti che ha avuto accesso presso il PS di Cuneo nell’anno 2016 a cui è stato assegnato un codice di priorità verde, e che rispondeva ai criteri di inclusione definiti. Lo S.I. è stato applicato alla popolazione coinvolta ed in base al valore ottenuto è stato valutato l’outcome del paziente, nonché il reparto di ricovero o l’exitus. I pazienti con valori di S.I. compreso tra 0.5 e 0.7 sono stati considerati non esposti, invece coloro con valori non compresi tra 0.5 e 0.7 sono stati considerati esposti.
RISULTATI: Dallo studio svolto è emerso che i pazienti con codice verde ricoverati esposti hanno il 32% di probabilità in meno rispetto ai non esposti di presentare un outcome negativo (reparto di ricovero ad alta criticità o exitus). Un ulteriore dato emerso dallo studio riguarda tutti i pazienti con codice verde (ricoverati e non ricoverati), in quanto tra questi, gli esposti hanno il 29% di probabilità in più rispetto ai non esposti di essere ricoverati in qualunque reparto di degenza.
DISCUSSIONE: Diversamente da quanto evidenziato in diverse condizioni cliniche, l’applicazione dello S.I. non si è dimostrata efficiente nell’identificare i pazienti a più alto rischio tra la popolazione con codice a bassa priorità. Tuttavia lo S.I. è riuscito ad identificare i pazienti a maggior rischio di ricovero, quindi affetti da condizioni cliniche più complesse che richiedevano il ricovero. Ciò nonostante questo studio conferma come il rischio di sottostima dei pazienti al triage sia una criticità clinicamente e percentualmente rilevante che necessita di ulteriori ricerche ed approfondimenti per individuare strumenti decisionali più efficienti.
Ringraziamo il collega Mattia Occhipinti. Potete trovare la sua tesi a questo link: Tesi