Coordinamento OPI Siciliani: "ancora in stand by la richiesta di assunzioni"

Audizione presso la VI commissione dell’ARS dei rappresentanti del Coordinamento Regionale OPI Sicilia sul tema “Qualità e Sicurezza delle cure” nelle strutture pubbliche e private accreditate del SSR.

Durante l’incontro, sono stati esposti gli studi internazionali condotti su migliaia di pazienti, Esamed, Nso, Rn4cast, e ancora Oms, OCSE, secondo cui la riduzione del numero di pazienti assistiti da un infermiere (il rapporto ideale per abbattere la mortalità del 20% sarebbe di 1 a 6) migliora la qualità dell’assistenza e riduce il rischio clinico e la morte (almeno in misura di 3.500 morti l’anno).

I rappresentanti del Coordinamento Regionale, per quanto riguarda le strutture private accreditate, hanno chiesto la revisione della legge regionale 39/88 perché obsoleta nella forma e nella sostanza, specie con riguardo alle lettere “n” ed “u”.

La lettera “n” attribuisce la dotazione organica in base all’esiguo minutaggio di 76 minuti pro die per paziente nelle ventiquattro ore: dato che, equivalendo ad un rapporto infermiere pazienti di 1 a 19, rappresenta un gravissimo rischio per la sicurezza delle cure anche rispetto alle raccomandazioni internazionali.

Quanto alla lettera “u” (che recita: in relazione alla peculiarità delle funzioni è consentito prevedere negli organici personale infermieristico e tecnico a prestazione professionale, nella misura massima del 20 per cento della relativa dotazione organica) è stata chiesta l’immediata abrogazione dato che gli infermieri non lavorano a prestazione e pertanto – come indicato dallo stesso Assessore Regionale alla salute –costituisce secondo il Coordinamento degli OPI “un’autentica estorsione nei confronti del personale infermieristico (cui, pur lavorando 38 ore, non viene riconosciuto un contratto subordinato od è assunto tramite terzi con contratti inadeguati e dequalificanti)”.

Gli interlocutori (l’On. Margherita La Rocca Ruvolo in rappresentanza dell’Assessorato Regionale  e l’ing. Mario La Rocca) pur ammettendo che la legge è vecchia di 40 anni e obsoleta non hanno chiarito nella sostanza se e quando sarà portata in aula per la revisione.

Per quanto riguarda le strutture pubbliche, la richiesta degli OPI è di un’adeguata programmazione del numero di infermieri e infermieri pediatrici da assumere, “con i prossimi auspicati ed annunciati concorsi da bandire, in un numero tale che ci si possa avvicinare al rapporto 1/8, come già avviene nelle regioni più virtuose in termini di efficacia, efficienza, qualità e sicurezza delle cure”.

Una richiesta legittimata anche nel rapporto medici infermieri (elaborazione dati della Ragioneria Generale dello Stato – Ministero dell’Economia), che dovrebbe essere 1/3 mentre in Sicilia è 1/1,86 (dati che dimostrano una carenza di 9.750 infermieri).

Di fronte a tali richieste, tuttavia “spiace – afferma il Coordinamento degli OPI siciliani – aver dovuto assistere all’inopportuna e avvilente, replica del Direttore Generale dell’Assessorato, il quale ha sostenuto che l’indice occupazionale dei posti letto in Sicilia sia del 70% e che il carico di lavoro degli infermieri e il rapporto infermiere-paziente debba tenere conto di questo dato”.

Una replica che gli OPI hanno inutilmente cercato di smentire e  sottolineano quel dato “già smentito dal senso comune di chi dovrebbe conoscere l’intasamento dei pronto soccorsi e la penuria dei posti letto, che non riguarda le sole strutture pubbliche ma comprende l’indice occupazionale delle strutture private accreditate, che nella quasi totalità hanno un indice di occupazione dei posti letto al disotto del 50 per cento”..

La questione “merita ulteriori riflessioni e approfondimenti che fanno ritornare indietro nella determinazione della rete territoriale ospedaliera, già ampiamente vulnerata dai tagli, quando un numero considerevole di posti letto nel privato è inutilizzato”, hanno dichiarato gli OPI della Sicilia.

Tratto dal sito istituzionale FNOPI