Negli ultimi giorni sulle testate locali tengono banco diverse segnalazioni allarmanti legate alla Sanità nel nostro territorio. In particolare, la mobilitazione sindacale dei lavoratori dell’ASST ha portato alla ribalta dei dati preoccupanti. I numeri presentati dai sindacati parlano infatti di un totale 50 mila ore di straordinario e 25 mila giorni di ferie da recuperare. È evidente che tra i compiti attribuiti ad un Ordine non vi sia la mediazione nelle trattive fra sindacati e aziende, tuttavia come ente di diritto pubblico il cui mandato prevede la tutela della Salute dei cittadini, riteniamo necessario porre all’attenzione alcune criticità che purtroppo si osservano in maniera trasversale su tutto il territorio nazionale e riguardano tutti i professionisti sanitari. Come correttamente evidenziato dalla rappresentanza sindacale i problemi del nostro Sistema Sanitario non si ripercuotono esclusivamente sui lavoratori, ma anche e soprattutto sulle persone assistite.
In particolare per quanto riguarda la professione infermieristica, la letteratura internazionale suggerisce che nei setting assistenziali per acuti il rapporto ottimale fra personale infermieristico e pazienti dovrebbe essere di 1:6; eppure in Italia ciascun infermiere assiste in media il doppio dei pazienti rispetto all’ottimale. Inoltre una recente ricerca AOPI (Associazione Ospedali Pediatrici Italiani), ha evidenziato che nei reparti pediatrici 1 infermiere su 3 sia a rischio burn out. Secondo i dati del centro studi della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche si stima una carenza di infermieri in regione Lombardia di più di 8000 unità , fra strutture sanitarie e territorio. In questa situazione occorre considerare anche la carenza di personale di supporto che rischia di far ricadere il peso di attività improprie sui professionisti. Tutto ciò non può che avere un effetto negativo sulla qualità dell’assistenza e soprattutto sulla sicurezza delle cure, nonostante l’impegno profuso dai professionisti sanitari. Infatti gli stessi studi sopracitati hanno rilevato un rapporto diretto tra l’aumento dei carichi di lavoro del personale sanitario e l’incremento della mortalità dei pazienti.
Qualora i numeri riportati alla stampa da parte delle rappresentanze sindacale fossero confermati, occorrerebbe un’ampia e seria riflessione sul Sistema Sanitario nella provincia lecchese, che coinvolga la Comunità nella sua interezza, dato l’impatto che quanto segnalato può avere sul benessere di tutti. Ciò che risulta rendersi necessario è prendersi cura del nostro Sistema Sanitario e garantire sicurezza per i lavoratori, con la consapevolezza che questa coincide con la qualità delle cure erogate ai cittadini.