Nasce l'Infermiere di Parrocchia: ecco le sue funzioni

Sarà una sorta di «facilitatore» e farà da raccordo – accorciando le distanze– tra il mondo della comunità parrocchiale e quello del Servizio sanitario nazionale, senza sostituirsi ad esso. È «l’infermiere di parrocchia», una figura prevista dall’accordo firmato ieri nella sede della Conferenza episcopale italiana da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, e da Angelo Tanese, direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Roma 1.

Per spiegare in concreto il progetto, di durata quinquennale e che ha richiesto un anno di lavoro, basta immaginare quegli anziani soli che rinunciano alle cure per difficoltà economiche o perché non sanno a chi rivolgersi, o ancora perché non hanno chi li possa accompagnare nelle strutture sanitarie. Grazie alla rete di solidarietà della parrocchia potranno invece essere messi in contatto con un infermiere della Asl per capire (e risolvere) i loro bisogni di salute e cura.

L’iniziativa, che ha come partner professionali la Federazione degli ordini infermieristici (Fnopi) e la Federazione delle aziende sanitarie (Fiaso), intende infatti sperimentare la presenza di un infermiere di comunità inviato dalla Asl nelle parrocchie. Così, dopo aver raccolto le esigenze dei singoli, un referente di pastorale della salute condividerà i dati con l’infermiere di parrocchia, che si incaricherà di attivare procedure e servizi necessari a soddisfarle. Un nuovo modello «aperto» di collaborazione, utilizzando il potenziale di conoscenza del territorio delle parrocchie, che per ora sarà attivato nella diocesi di Roma, Alba e Tricarico. Da settembre così le chiese locali stipuleranno convenzioni con le rispettive Asl per “scrivere” il modello di infermiere di parrocchia più adatto alle esigenze di quel territorio.

Avvenire