Condividiamo e sottoscriviamo il messaggio inequivocabile della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche: stiamo ricevendo un trattamento da parte dello Stato e di molte Regioni inversamente proporzionale al nostro contributo.
Il Coordinamento degli Ordini delle Professioni Infermieristiche della Regione Lombardia prende posizione sul comportamento istituzionale regionale nei riguardi della professione infermieristica.
“In Lombardia – sottolinea il Coordinamento – la soglia del tollerabile è stata ampiamente superata: siamo la Regione più colpita, dove si registrano più casi e decessi; eppure la scelta non è quella di rafforzare al massimo gli organici infermieristici permettendo e programmando l’invio di professionisti da altre Regioni, sebbene sia chiaro ed evidente a chiunque, che gli infermieri sono in trincea tra coloro che assistono i pazienti, indipendentemente dall’esito che questa epidemia riservi a ciascuna persona, facendo le veci di una famiglia e di amici che non posso essere presenti”.
“Assistiamo alla ricerca di task force di medici, indispensabili in questo momento, com’è esattamente giusto che sia, e lo sosteniamo strenuamente, ma con estremo rammarico registriamo l’ennesima conferma che nulla di tutto ciò possa analogamente valere per gli infermieri, tanto da sentirci offrire un remoto supporto unicamente dall’estero, che guarda con attenzione e preoccupazione la nostra condizione. E siamo sempre di meno, ai limiti dell’esaurimento fisico ed emotivo”, ammonisce il Coordinamento degli Ordini Infermieristici Lombardo.
“Aggiungiamo che l’ulteriore conferma di una considerazione pressoché nulla, esercitata dalle istituzioni, sia determinata dal mancato coinvolgimento degli infermieri a tavoli tecnici istituiti per l’emergenza, mentre agiamo imperterriti in prima linea nella lotta al COVID-19, quando potremmo contribuire non solo ad organizzare e programmare interventi di maggiore efficacia ed efficienza, appresi sul campo”.
“Assistiamo a organici progressivamente ridotti – spiegano gli Ordini degli Infermieri lombardi – sia per le scelte di tagli storici, e che oggi presentano il conto, sia perché, come stabilito da Decreto Regionale che al minimo rialzo della temperatura corporea, o con riscontro di positività asintomatica, si venga ovviamente allontanati in stato di quarantena che poteva essere prevenuta con misure protettive adeguate”. Anziché ricevere una massiva e serrata protezione dei professionisti, mediante TUTTI i dispositivi di protezione individuale che continuano a mancare, a non essere reperiti e distribuiti (il ritardo su questo fronte è ormai spaventoso e oltremodo disarmante), e attraverso un anticipato reclutamento di risorse, recepiamo passivamente un decreto “riparativo” che annienterà il sistema.
Gli infermieri, i medici e gli operatori sanitari rivestono un duplice ruolo che in questa emergenza si fa ancora più accentuato: tutelare la salute pubblica come cittadini e tutelarla come sanitari, non è pensabile ridursi al dilemma etico tra la nostra salute e quella dei nostri cittadini: servono professionisti infermieri ora, in grado di dare quel lecito cambio, in sicurezza, che preservi chi instancabilmente sta operando sul campo affinché possa recuperare forze ed energie per proseguire la dura battaglia. Servono infermieri lucidi e riposati affinché la soglia di attenzione e protezione non scenda mai sotto il livello di tutela e garanzia di tutti, nessuno escluso.
“Sia chiaro a chiunque – sottolinea il Coordinamento – che le scelte ad oggi operate sono meramente politiche, poiché tutte queste operazioni di presunta programmazione, decise a tavolino e mai condivise, indeboliscono la prima linea in campo per l’attacco e la difesa da COVID-19, lasciando aperto il varco al virus che impatterà, sulla nostra popolazione già duramente provata”.
“Gli infermieri lombardi tutto questo non lo possono più accettare: siamo consapevolmente esposti nel mettere in gioco la nostra salute e anche la nostra vita; ed è una realtà palese e inconfutabile, ma esigiamo rispetto, attenzione e ascolto. Questa linea miope ed esclusiva – concludono i Presidenti degli Ordini Lombardi – porterà solo a fare i conti con un giornaliero aumento, anche tra gli infermieri, di nuovi casi positivi e nuove vittime”.