Infermiera multata per andare a lavoro, il caso a Sorrento

«Prima eravamo “gli imboscati” poi, a causa del virus, per qualche settimana gli “eroi”, adesso il momento degli applausi è finito e arrivano le multe». Prova a prenderla con ironia Maria Rosaria De Nicola, infermiera in forza al Capilupi di Capri, dove ieri mattina è tornata a prestare servizio dopo la pausa del giorno di Pasquetta. In realtà è incavolata nera: suo marito è stato infatti sanzionato con 530 euro di multa dai vigili urbani di Castellammare di Stabia perché ieri l’uomo aveva osato recarsi da Fisciano, dove abita la coppia, a Sorrento per attendere sua moglie che sbarcava dal traghetto e ritornare a casa insieme con lei. Fermato dai poliziotti municipali stabiesi, nonostante avesse mostrato le fotocopie delle certificazioni di lavoro della moglie, è stato sanzionato e gli è stato impedito il prosieguo del tragitto sino a Sorrento.

Così l’infermiera ha dovuto chiedere aiuto alla Capitaneria di porto sorrentina. Una pattuglia l’ha accompagnata in auto a Castellammare. «Non avrei potuto prendere i mezzi pubblici che come è noto ieri sono rimasti fermi — spiega —. Impossibile in quelle condizioni arrivare a casa a Fisciano, che dista 66 chilometri da Sorrento e comunque non è collegata alla Penisola sorrentina. Io purtroppo non posso guidare l’auto perché ho un problema di salute che me lo impedisce e non ho alternative. Ho cercato, ma invano, di spiegarlo ai vigili urbani di Castellammare. Persino gli uomini della Capitaneria di porto hanno testimoniato che in effetti ero scesa dal traghetto proveniente da Capri, dove avevo appena terminato un turno di lavoro di 24 ore in ospedale, tra l’altro alla tenda per i sospetti Covid. Niente da fare».

Eppure l’ordinanza della giunta regionale (n. 15 del 13 marzo scorso) prevede deroghe ai divieti, con il comma 3 è ammessa «la presenza (nel mezzo di trasporto, ndr) di un accompagnatore nel caso di spostamenti per motivi di lavoro, purché si tratti di un componente dello stesso nucleo familiare». Ora, pur a voler sanzionare il marito perché la moglie in quel momento non era presente con lui in auto, non si capisce perché non si sia tenuto conto del comma 1 che così recita: «Sono consentiti esclusivamente spostamenti temporanei e individuali motivati da comprovate esigenze di necessità». Il marito che andava a prendere la moglie di ritorno dal lavoro, non essendoci mezzi pubblici circolanti, non rientra in tale circostanza?

«È ciò che abbiamo sostenuto io e mio marito, carte alla mano insieme agli uomini della Capitaneria, ma senza alcun risultato — spiega Maria Rosaria — ho anche fatto presente ai vigili che a questo punto rischiamo di prendere una multa al giorno perché purtroppo non ho alternative all’auto di mio marito. Credetemi, trovo mortificante e avvilente un simile trattamento. Nessuno vuole privilegi, per carità, vorrei solo che ci venisse lasciata la possibilità di andare al lavoro e tornare a casa senza rimetterci lo stipendio». Impossibile, nonostante i tentativi ottenere la versione della polizia municipale stabiese. In ogni caso la signora De Nicola è decisa a presentare ricorso contro il provvedimento sanzionatorio e anche una richiesta-danni nei confronti di coloro che l’hanno emesso. «Ho già consultato un avvocato — spiega — e non intendo fermarmi, è anche una questione di principio».

Dello stesso tenore le parole di Antonio Eliseo, segretario del sindacato Nursind: «È inaccettabile che colleghi infermieri vengano multati solo perché vanno a fare il proprio dovere in ospedale. Le forze dell’ordine fanno benissimo a sanzionare le persone che restano in strada o vanno in giro senza un motivo. Noi siamo rispettosi dei decreti e delle ordinanze, ma non si può accettare di essere punito perché si va o si torna dal lavoro. Eppure appare scontato che garantire la mobilità agli infermieri, in questa situazione, è il minimo. Come sindacato siamo accanto alla collega e ci muoveremo in tutte le sedi legali contro quella multa e quanti l’anno emanata. Siamo stufi che da un lato ci chiamino eroi e dall’altro veniamo multati».

Corriere del Mezzogiorno