Il Covid ha anche le sue vittime “bianche”, che vista l’emergenza infermieri, soprattutto per i reparti di terapia intensiva, per l’assistenza nell’infermieristica di famiglia e comunità e anche per le patologie non Covid rischia di peggiorare l’allarme già lanciato da Federazione degli ordini e sindacati sulla necessità di più infermieri e più specializzati.
Il virus sta bloccando l’ammissione ai corsi di laurea Magistrale, posticipando l’avvio a marzo dell’A.A. 2020/2021.
“Prendiamo atti della situazione che la pandemia ha creato – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) – ma non può risolversi tutto con un rinvio a marzo, sempre che basti, degli esami di ammissione alle lauree magistrali. È necessario, anzi direi indispensabile visto ciò che gli infermieri stanno facendo e quello che è loro richiesto, avere certezza dell’attivazione test nei primi mesi del 2021 perché non venga perso un anno accademico”.
“È necessario – prosegue – tutelare il percorso e la garanzia di poter portare a termine gli studi per la salvaguardia dell’anno accademico. E in questo senso abbiamo richiesto al Ministro Manfredi garanzie della non perdita dell’anno accademico attivando le modalità opportune, modificando il decreto del 28 ottobre scorso in cui si prevede che la prova fissata originariamente per il 30 ottobre relativa alle lauree magistrali sia sospesa e rimandata a data da destinarsi entro marzo 2021.”
“E’ un atto importante e una decisione necessaria – aggiunge Mangiacavalli – perché se è vero che le nuove disposizioni sono state adottate per fronteggiare una seconda ondata di contagi, tuttavia è vero anche che il personale sanitario combatte la lotta al Covid-19 da febbraio 2020, dando ogni giorno prova della propria professionalità, per dovere e per passione, in prima linea nell’emergenza sanitaria. Le difficoltà a cui ogni professionista sanitario è stato sottoposto e che oggi si trova a dover affrontare nuovamente sono innumerevoli e le condizioni di lavoro ai limiti del possibile”.
“Anche nel nostro Codice deontologico – sottolinea la presidente FNOPI –, c’è l’obiettivo di mantenere e sviluppare conoscenze e competenze: una necessità oggi per ogni professionista della salute, per garantire ai cittadini assistiti la tutela della salute, assicurando l’efficacia e l’appropriatezza delle cure erogate. I limiti derivanti da modelli organizzativi obsoleti e inappropriati e la carenza di personale non devono ridurre l’impegno e il valore dell’aggiornamento, ma, anzi, sono proprio la carenza di professionisti e le conseguenze che ne derivano che impongono, prima di tutto, di garantire elevati e significativi livelli di qualità della formazione. E Covid non può fermare tutto questo che serve alla professione e alla tutela del diritto allo studio, ma soprattutto ai cittadini assistiti per avere difronte un professionista sempre più preparato e capace”.