Le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti e gli alcolisti sono verosimilmente più vulnerabili alle malattie infettive e, nel caso particolare, all’infezione da coronavirus (COVID-19) rispetto alla popolazione generale, a causa di alcuni comportamenti associati al consumo di sostanze, ai contesti in cui tali sostanze sono assunte o ai luoghi di erogazione dell’assistenza. Inoltre, queste persone sono generalmente in condizioni di salute peggiori rispetto alla popolazione generale poiché potrebbero essere inclini a seguire stili di vita non adeguati (es. fumo, scarsa igiene) ed avere difese immunitarie più deboli per gli effetti delle sostanze sull’organismo, stress, malnutrizione e co-morbosità.
A questo si aggiungono la stigmatizzazione e l’emarginazione a cui queste persone sono soggette che possono non solo aumentare il rischio, ma anche creare ostacoli alla promozione di misure di prevenzione e controllo per la riduzione dei rischi da infezione da SARS-CoV-2.
Per questo è necessario lo sviluppo di specifiche procedure e interventi che si traducano in strategie sanitarie uniformi e appropriate in relazione all’emergenza COVID-19, e applicabili al contesto nazionale.
Considerando l’elevato fabbisogno dei soggetti con dipendenze patologiche, l’Istituto superiore di Sanità, il ministero della Salute e l’Università di Tor Vergata di Roma (cattedra di Scienze infermieristiche: a partecipato allo studio il ricercatore infermiere Gianluca Pucciarelli) con la collaborazione di numerose Società Scientifiche e associazioni del settore, hanno messo a punto il rapporto “Indicazioni ad interim per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2 nei servizi pubblici e del privato sociale accreditato delle tossicodipendenze” per fornire indicazioni che permettano alle strutture (quali ambulatori, Ser.D., servizi pubblici e del privato sociale accreditato delle dipendenze patologiche ecc.) di garantire supporto riducendo il rischio di contagio da SARS-CoV-2 sia negli ospiti che negli operatori.
Considerata la situazione simile per altre categorie fragili, quali persone affette da dipendenze patologiche, alcolisti, il documento è applicabile anche a queste categorie.
Data l’elevata prevalenza di malattie croniche tra i tossicodipendenti, molti potrebbero essere a rischio di distress respiratorio con esito fatale se infettati da SARS-CoV-2.
Il rapporto ricorda che i tossicodipendenti che fumano eroina o crack possono essere soggetti ad asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)10. Inoltre, le persone che usano dosi elevate di oppioidi, soggetti a prescrizione o che presentano disturbi da uso di oppioidi, potrebbero presentare ulteriori problematiche di natura respiratoria. In effetti, gli oppioidi e gli alcolici agiscono sul sistema nervoso centrale con effetti depressivi sulla respirazione e dosi elevate possono causare ipossiemia grave, che può portare a danni cerebrali irreversibili.
Mentre l’uso di droghe può aumentare i rischi associati ad un’infezione da coronavirus, i rischi sociali e psicologici della pandemia possono favorire e intensificare l’abuso di droghe e alcol, creando un meccanismo di potenziamento reciproco.
Il distanziamento fisico, l’isolamento o la quarantena e l’igiene delle mani sono misure essenziali per aiutare a prevenire la trasmissione del coronavirus – tuttavia, queste strategie e lo scoppio della pandemia stessa sono state associate ad emozioni negative, come irritabilità, ansia, paura, tristezza, rabbia o noia.
Queste condizioni innescano ricadute, anche in coloro che si astengono da molto tempo, o intensificano il consumo di sostanze psicoattive. I sintomi di astinenza provocati durante i periodi di “lockdown” potrebbero anche mettere a repentaglio queste strategie preventive, in quanto potrebbero spingere le persone ad uscire o a ricorrere a situazioni che potrebbero nuocere sulla salute degli stessi. Queste sono condizioni altamente prevalenti tra i consumatori di sostanze e possono richiedere strategie specifiche che comprendono le esigenze individuali per la prevenzione del COVID-19, il trattamento delle tossicodipendenze e la protezione degli operatori sanitari. In tutti questi scenari, i comportamenti di ricerca di droghe potrebbero aumentare l’esposizione alle infezioni per gli utilizzatori, le loro famiglie e gli operatori sanitari.