L’emergenza sanitaria ed epidemiologia attuale ha fatto emergere con forza come quella dell’infermiere è la professione del futuro e lo è con maggiori responsabilità, specializzazioni e infungibilità della professione. All’estero tutto ciò c’è già e gli infermieri, ad esempio in Spagna, Francia, Regno Unito, sono anche prescrittori di farmaci non specialistici e di presidi sanitari. Che sia la professione sanitaria del futuro è evidente: nel 2020 è stata l’unica laurea tra le sanitarie che ha visto aumentare le domande di quasi l’8% contro una diminuzione, più o meno evidente, delle altre e secondo i dati a un anno dalla laurea in tempi pre-Covid già l’80% era in servizio.
Beatrice Mazzoleni, segretaria nazionale FNOPI, è intervenuta all’Audizione alla Commissione Lavoro, previdenza sociale del Senato sull’”Indagine conoscitiva sui canali di ingresso nel mondo del lavoro e sulla formazione professionale dei giovani: stage, tirocinio e apprendistato”
Mazzoleni ha sottolineato però che c’è carenza: il rapporto infermieri-abitanti in Italia è di 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti, uno dei più bassi d’Europa secondo l’Ocse e il rapporto infermieri-medici, che dovrebbe essere secondo standard internazionali 1:3 è, sempre secondo l’Ocse, inferiore di 1:1,5. In Italia mancano oltre 60mila secondo la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) e senza una soluzione alla carenza di organico chi rischia di più è l’assistenza, ma anche l’applicazione del PNRR che punta tutto sull’assistenza territoriale.
La pandemia ha posto sotto gli occhi di tutti quello che già da anni fa, con la sua laurea, i master, i dottorati di ricerca e, ora, la richiesta chiara di scuole di specializzazione e dell’infungibilità della professione.
Secondo il Rapporto Crea Sanità dell’Università di Tor Vergata, la carenza in base ai parametri europei sarebbe di almeno 162.972 infermieri se rapportati al complesso della popolazione e 272.811 se rapportati alla popolazione ultra 75enne, che è quella di riferimento soprattutto sul territorio.
E secondo il concetto di staffing, il rapporto cioè tra infermieri e numero di pazienti assistiti che secondo i parametri medi nazionali e internazionali dovrebbe essere di un infermiere ogni 6 pazienti (ogni due nei servizi come pediatrie o terapie intensive e così via), mentre si assesta da anni a una media di 9,5 pazienti per infermiere con punte in alcune Regioni fino a 17-18 pazienti per infermiere.
“Come ben sappiamo – ha aggiunto -, inoltre, quella degli infermieri è una popolazione che sta allargando la sua piramide dal punto di vista dell’età anagrafica con un’uscita importante nei prossimi anni. Nonostante in questo periodo, oltre alla pandemia, siamo chiamati anche a rispondere a quelle che sono le necessità rispetto al sistema salute, previste nel PNRR.
In quest’ottica partiamo già in una situazione dove gli infermieri vivono la grave carenza nel nostro sistema pubblico con una grande difficoltà a rispondere alle esigenze dei cittadini che sono sempre più una popolazione anziana e cronica e aumenteranno sempre di più perché vuol dire che le aspettative di vita si stanno allungando”.
Maggiore attrattività
La FNOPI, ente sussidiario dello Stato ha messo a punto per la prima volta alcune proposte diversificate tra loro che vertono su proposte innovative sul piano giuridico-contrattuale, sui modelli di organizzazione dei servizi sanitari, sulla revisione dei percorsi di formazione accademica di base e post laurea allo scopo di innovare la professione ma anche per aumentare l’attrattività nei confronti dei giovani.
E’ in questo ambito di attrazione dei giovani verso la professione infermieristica, che occorre intervenire con modelli innovativi di didattica, docenti infermieri in numero adeguato e percorsi professionalizzanti di tirocinio all’interno di tutti i setting presso i quali la funzione infermieristica è strategica ed essenziale per dare risposte appropriate alla domanda di salute dei cittadini.
Gli infermieri vorrebbero riuscire a rispondere in modo importante a queste necessità quindi la loro è una carenza importante che molte stime valutano a quasi 100 mila infermieri.
Questo nel prossimo futuro sarà un importante problema per cui quello che evidenziamo oggi è la necessità di raggiungere una maggiore attrattività: i giovani trovano nella professione infermieristica un’occupazione al 100 per cento entro 12 mesi dal conseguimento della laurea, questo però non è abbastanza attrattivo perché a oggi non è garantito un percorso di carriera, una valorizzazione del ruolo.
Abbiamo un aumento sempre maggiore di richieste dei posti in formazione proprio per le necessità del sistema e oggi la richiesta che stiamo portando avanti è di riconoscere delle specializzazioni per avere infermieri più formati con uno standard che c’è già a livello internazionale dove è previsto un percorso con tre anni più due di laurea e quindi un percorso di carriera riconoscibile e attrattivo per i nostri giovani.
Un terzo di questo percorso è costituito da tirocini abilitanti che danno la possibilità di preparare immediatamente per il mondo del lavoro questi prossimi colleghi infermieri.
Dall’altra parte c’è bisogno di un sostegno rispetto al sistema, perché i tirocini sono sostenuti completamente da infermieri che lavorano già nella clinica e oltre a fare l’assistenza diretta si occupano anche della formazione sul campo.
Riteniamo sia fondamentale sostenere quindi la possibilità di percorso di carriera con una revisione del percorso formativo e poter anche riuscire a essere più attrattivi nei confronti dei giovani e del loro percorso di carriera.
Il “blocco” dell’esclusività
Un blocco che esiste a questo meccanismo oggi è sicuramente il vincolo di esclusività. Per il quale un infermiere non può collaborare con altre strutture. Questo in una situazione di così grave carenza rende ancora di più difficoltoso sostenere un percorso formativo che possa sboccare immediatamente nel mondo del lavoro.
Quello che si chiede è di poter lavorare in sincronia per poter raggiungere un attrattività che vada contro questa carenza che impatterà ancora di più sul sistema nel prossimo futuro e una valorizzazione e quindi di conseguenza una risposta alla nostra popolazione.