Ruolo dell’Infermiere nella fase post operatoria del pz sottoposto a trapianto di fegato

Il trapianto di fegato è una forma di terapia per tutte quelle patologie di natura irreversibile e progressive che interessano il fegato: l’intervento chirurgico consiste nella sostituzione del fegato malato, non più funzionante, con un nuovo organo sano proveniente da un donatore cadavere o da un donatore vivente consanguineo. Nonostante non sia più riconosciuta come una procedura sperimentale ma ormai come modalità terapeutica consolidata, che rientra nei livelli essenziali di assistenza, la probabilità di sopravvivere è ancora molto bassa: nel 2015 è stato dimostrato dal Dipartimento di Chirurgia del trapianto addominale di Lovanio in Belgio che la sopravvivenza del paziente adulto dopo un anno dal trapianto è dell’80% mentre dopo cinque anni è del 65%1; recenti studi, invece, mostrano che è stato raggiunto un risultato migliore, con il 75% di sopravvivenza dopo cinque anni dall’intervento.

Questo aumento di percentuale della sopravvivenza è dato dalla continua ricerca scientifica e tecnologica, nonché da un miglioramento dell’assistenza infermieristica nella fase preoperatoria, intra-operatoria e post-operatoria: l’infermiere coinvolto risulta, infatti, avere competenze più approfondite e svolgere un ruolo fondamentale rispetto tutti gli aspetti relativi alla gestione del paziente trapiantato.

L’assistenza infermieristica ha inizio non appena la persona effettua il primo accesso alla struttura ospedaliera, dove questa viene accolta: l’infermiere ha la responsabilità di instaurare fin da subito un rapporto di fiducia, fondamentale per poter aumentare l’aderenza dell’assistito durante tutte le fasi che precedono e seguono il probabile intervento. Nel corso di tutto l’iter diagnostico per accertare la presenza di una patologia epatica o per stabilirne la progressione oppure ancora per valutare l’eleggibilità al trapianto di fegato, il paziente dovrà essere continuamente seguito: l’infermiere informa e rassicura l’assistito qualora questo abbia dei dubbi o delle domande rispetto agli esami diagnostici strumentali e di laboratorio per poi collaborare alla loro corretta esecuzione.

Poco prima dell’accesso in sala operatoria, l’infermiere è responsabile della preparazione preoperatoria, ovvero dell’insieme degli interventi volti a preparare il paziente per l’intervento chirurgico. Durante l’intervento effettivo di rimozione del fegato malato e la collocazione di quello sano, l’assistenza è circoscritta a verificare la sicurezza, il rispetto della persona e al controllo del rischio di sviluppare reazioni avverse. Il momento in cui l’infermiere è maggiormente coinvolto, però, è la fase post-operatoria. Infatti, presso la SOD Clinica di Chirurgia Epatobiliare, Pancreatica e dei Trapianti ho potuto constatare come fosse di fondamentale importanza il processo infermieristico: il paziente trapiantato viene accolto in reparto dall’infermiere che prende in carico il caso e valuta i
parametri vitali; dopo essersi accertato delle condizioni cliniche della persona e dei suoi bisogni, formula un piano assistenziale personalizzato, stabilendo gli obbiettivi dell’assistenza e gli interventi necessari per raggiungerli.

L’intervento infermieristico più efficace, però, nella fase successiva al trapianto risulta l’educazione terapeutica: l’infermiere aiuta il paziente a gestire al massimo il proprio stato di salute, esplicando così la propria funzione di educatore. La tesi sarà volta, perciò, a spiegare come avviene l’educazione terapeutica del paziente nella fase post-operatoria e la sua importanza, valorizzando così anche l’aspetto intellettuale della professione, che collabora con gli altri operatori sanitari alla buona riuscita dell’intervento.

A questo link trovate la tesi in versione integrale: Tesi