L’assistenza infermieristica di comunità è diventata, negli ultimi anni, oggetto di approfondite discussioni poiché ci si è resi conto che il miglioramento della qualità di vita, nonché della salute stessa dei cittadini, deriva proprio dall’assistenza di primo livello, […] “ovvero dell’insieme dei servizi sanitari erogati dai medici di medicina generale (MMG) e dai pediatri di libera scelta (PLS), quell’assistenza che rappresenta la cosiddetta prima porta di ingresso dei cittadini al Servizio Sanitario Nazionale (ISTUD, 2013).
In modo particolare, ciò a cui si vuole dare risalto è l’educazione sanitaria, punto cardine dell’assistenza. Educare i cittadini alla salute vuol dire dare loro i mezzi con i quali si può essere in grado di gestire i fattori che possono in qualche modo alterare lo stato di salute, ma vuol dire soprattutto educare il cittadino a quali sono le condizioni che necessitano effettivamente di un intervento sanitario. (Piano Nazionale della Prevenzione 2014-19).
I primi passi verso l’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia nel nostro Paese furono mossi dal Friuli Venezia Giulia alla fine degli anni ‘90, inserendo tale figura già nel 2001. L’ultima Regione fu la Toscana che, con la delibera 597 del 4 giugno 2018, definì l’Infermiere di famiglia e comunità come “il professionista responsabile della gestione dei processi infermieristici in ambito familiare”. A seguire, anche altre regioni hanno introdotto la figura dell’infermiere di famiglia, come la Lombardia, l’Emilia-Romagna, la Puglia, la Valle d’Aosta, il Lazio e la Sicilia (Proia, 2018).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità introdusse già nel 2000 la figura dell’infermiere di famiglia, individuato come componente di un team multidisciplinare di operatori sanitari per il raggiungimento dei 21 obiettivi per il ventunesimo secolo, stabili dalla stessa Oms Europa nel 1998. Caratteristica di questa figura è l’interesse verso l’individuo, la famiglia, la comunità e la casa come ambiente in cui i membri della famiglia possono farsi carico dei problemi di salute (OMS, 2000).
Anche l’ICN, ovvero International Council of Nurse (Consiglio Nazionale dell’Infermiere), l’organismo maggiormente rappresentativo della professione infermieristica a livello internazionale con il testo del 2011 “Closing the gap, increasing access and equity” (Colmare il divario, aumentare l’accesso e l’equità) ricorda l’importanza di comprendere le nozioni di accesso ed equità, il peso delle disuguaglianze, gli ostacoli, i miglioramenti, gli strumenti da adottare per una sanità di qualità. Risulta evidente, che l’ambito assistenziale per l’infermiere, dove esplicitare la sua professione, sarà sempre più il territorio. Dalle comunità rurali ai piccoli paesi sperduti, fino alle città, tanto a livello ambulatoriale quanto nei servizi distrettuali. Luoghi, bisogni e interventi volta per volta differenziati che costruiscono una rete assistenziale composita ed elastica, utile a rispondere ad un quadro della salute umana complesso ed in continuo cambiamento, in cui, si gioca la scommessa futura di costruire una sanità più equa, a partire dalla centralità del problema dell’accesso ai servizi, e dell’agire sui determinati sociali di salute. L’attività sul territorio, sembra quindi l’elemento di forza che si combina con il lavoro infermieristico e la lotta alle disuguaglianze di salute (Mangiacavalli, 2020).
L’Infermiere di Famiglia e Comunità ha come obiettivo la salute e opera rispondendo ai bisogni di salute della popolazione adulta e pediatrica di uno specifico ambito territoriale e comunitario di riferimento e favorendo l’integrazione sanitaria e sociale dei servizi (FNOPI 2020). Agisce in autonomia professionale, afferendo ai servizi infermieristici del Distretto di riferimento, in stretto raccordo con i servizi sanitari e sociali e con gli altri professionisti del Servizio Sanitario Nazionale. (L. n. 77 del 17 luglio 2020)
Anche per l’infermieristica pediatrica si è espresso l’International Council of Nurses (ICN), nel suo congresso dal titolo: Nurses driving access, quality and health, dei vari aspetti affrontati delle disuguaglianze nella salute e dell’accesso ai servizi, ha messo in rilievo il ruolo degli infermieri nei diversi ambiti nazionali (paesi in via di sviluppo e industrializzati), territoriali (urbano e rurale) e lavorativi (domicilio, distretto e ospedale) e nelle diverse aree di competenza, elevando anche la necessità della funzione di connettore che l’infermiere pediatrico può svolgere nella comunità attraverso la descrizione di diverse esperienze. Tra queste, ricordiamo quella degli infermieri pediatrici nello Stato di New York, in cui si evince come le Pediatric Nurse Practictioners effettuino visite periodiche, controllando lo sviluppo del bambino, l’aderenza ai programmi vaccinali, e garantendo il sostegno genitoriale alle famiglie (Badon & Cesaro, 2015).
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