I tagli alle risorse, materiali e umane, in sanità stanno producendo costi imponenti in termini di erosione della sicurezza delle cure, scarsa qualità e aumento del carico di lavoro sui professionisti (Harvey et al., 2018), situazione ulteriormente aggravata dalla crescente complessità dei pazienti ricoverati nei contesti assistenziali per acuti (Both-Nwabuwe et al., 2018). La carenza di personale infermieristico provoca un impoverimento all’interno dello staff assistenziale, sia in termini numerici (rapporto infermiere:pazienti) sia in termini di skill mix.
Il carico a cui i professionisti sono soggetti parrebbe non essersi modificata negli anni, ma le risorse a disposizione sono gradualmente diminuite, aumentando così il carico di lavoro che ricade sul singolo, con un aumento esponenziale dell’erosione delle cure, che si traduce in un prodotto da catena di montaggio, dove le cure sono spesso rimandate o ridotte ai minimi termini, (Scott et al., 2019). Il carico crescente sugli infermieri non si traduce solo in “più pazienti da assistere”, ma anche in esaurimento emotivo, aumento delle responsabilità professionali (Jacob et al., 2015) e dilemmi etici da affrontare quotidianamente (Suhonen & Scott, 2018). Questo porta, come diretta conseguenza non solo carico di lavoro aumentato, ma anche inadeguatezza di alcuni fattori organizzativi, personali e professionali, e alla prioritizzazione arbitraria di alcune attività assistenziali a scapito di altre.
Gli infermieri dimostrano di essere coscienti e consapevoli delle attività assistenziali non erogate, seppur necessarie ai pazienti, e riescono ad identificarle se viene loro richiesto. Consapevolmente, quindi, spesso si ritrovano a dover fare delle scelte sulle attività cui dare priorità a scapito di altre. Tuttavia, salvo che non gli sia espressamente richiesto, non ne parlano e non ne discutono, per diverse motivazioni, quali il sentirsi colpevoli o il sentirsi impotenti e impauriti (Kalisch et al., 2009).
La letteratura scientifica negli ultimi 10 anni ha dimostrato quante attività infermieristiche vengono omesse (Griffiths et al., 2018), e come queste incidano sugli outcome dei pazienti (Recio-Saucedo et al., 2018) nonché sul benessere e la soddisfazione lavorativa dei professionisti (Karlsson et al., 2019; Sasso et al., 2019). Le cure infermieristiche mancate sono presenti trasversalmente a livello mondiale, e il pattern di attività infermieristiche principalmente omesso è sovrapponibile nella maggior parte degli studi: “il conforto e il parlare con i pazienti” è quella maggiormente omessa: 53% di omissione riportata da Ausserhofer et al. (2014), 44% e 65% da Aiken et al. (2018). La seconda attività maggiormente omessa risulta essere “Educare pazienti e famiglie”, che è mancato dal 41% (Ausserhofer et al., 2014), al 52% (Aiken et al., 2018).
Lake et al. hanno evidenziato come gli ospedali in cui vengono omesse più attività, presentano una minore soddisfazione dell’utenza rispetto all’assistenza ricevuta (2016). Questo dato è stato confermato e approfondito da Aiken et al. utilizzando i dati raccolti con lo studio RN4CAST England, concludendo che le cure infermieristiche mancate sono presenti con frequenza maggiore laddove la soddisfazione dei pazienti è inferiore e che sono statisticamente associate a scarsa soddisfazione dei pazienti per le cure ricevute (Aiken et al., 2018).
Uno studio mixed-method, condotto in Australia, ha identificato che circa un terzo dello staff infermieristico non è soddisfatto del proprio contesto lavorativo, riscontrando che il 17% circa non ha fiducia nella sfera dirigenziale e che la mancanza di supporto da parte della leadership infermieristica sia causa di omissione di cure. Questo studio conclude riflettendo sul paradosso di un sistema che, utilizzando un approccio direttivo che persegue principalmente l’efficienza, generi mancanza di fiducia da parte dello staff nei confronti del sistema manageriale stesso (Albsoul et al.,2019). Ruolo cruciale, in questa costante tensione tra l’efficienza organizzativa e la soddisfazione dei bisogni del paziente, è il coordinatore infermieristico, che si trova costantemente a dover bilanciare le risorse al fine di ottenere esiti positivi, sia dal punto di vista organizzativo che umano (Ingwell-Spolan, 2018).
Uno studio condotto in Australia ha indagato la percezione degli infermieri relativamente agli esiti del carico di lavoro rivelando come alcune aree cliniche, come la geriatria, sia particolarmente a rischio di esiti negativi. Gli infermieri infatti hanno dichiarato di non essere soddisfatti dell’assistenza che erogano, in quanto risulta particolarmente “razionata” a causa della mancanza di risorse (Hegney et al., 2019).
Il fenomeno delle cure mancate ha indotto gli infermieri a concentrarsi nuovamente sullo sviluppo di una migliore comprensione di come l’incapacità di affrontare gli aspetti fondamentali dell’assistenza infermieristica influisca sull’esperienza del paziente. Omettere aspetti fondamentali dell’assistenza come la relazione e l’educazione snatura la professione, che sappiamo essere molto più complessa della mera esecuzione di attività. Una recente revisione di letteratura ha evidenziato come ancora molti dei bisogni dei pazienti non vengano soddisfatti (Bagnasco et al. 2019).
In Italia il progetto RN4CAST@IT, condotto nel 2015, ha permesso di fotografare per la prima volta diversi aspetti dell’assistenza infermieristica italiana, primo tra tutti lo staffing infermieristico; i dati hanno permesso di calcolare un dato medio nazionale, pari a 9,5 (SD 4,92) pazienti per ogni infermiere (Sasso et al., 2016) un dato superiore al valore medio europeo di ben 8 pazienti per singolo infermiere (Aiken et al., 2012; Ausserhoffer et al., 2014).
Rispetto alle analisi sulle cure mancate, il numero medio di attività non svolte per mancanza di tempo dal singolo infermiere è pari a 3,8 (± 2,5), e che l’attività meno omessa, complessivamente dal campione, era la gestione del dolore (7%), mentre la più frequentemente omessa era l’igiene orale (49,5%) (Sasso et al., 2019).
L’obiettivo di questo studio è descrivere il fenomeno delle cure infermieristiche mancate nell’ambito dell’assistenza infermieristica al paziente adulto ospedalizzato, nel contesto dei reparti di medicina e chirurgia in Italia, nell’ottica di individuare la potenziale utilità di questi dati ai fini manageriali, organizzativi e formativi.
MATERIALI E METODI
In linea con il protocollo di ricerca internazionale RN4CAST (Sermeus et al., 2011), il progetto RN4CAST@IT ha seguito un disegno osservazionale trasversale, e i dati sono stati raccolti attraverso tre diversi livelli d’indagine (aziendale, infermieristico, e paziente). Al fine di rispondere all’obiettivo preposto, in questo articolo verranno riportati solo dati provenienti dall’indagine a livello infermiere, che permettono di descrivere il fenomeno delle Cure Infermieristiche Mancate.
Il campionamento utilizzato è stato di convenienza. La survey è stata proposta a tutto lo staff infermieristico dedicato all’assistenza diretta in unità operative di degenza ordinaria di medicina, chirurgia e assimilabili di 40 ospedali pubblici italiani. I dirigenti delle professioni sanitarie di ogni Azienda Ospedaliera coinvolta erano i responsabili del reclutamento di tutti gli eleggibili. Inoltre, sono stati organizzati alcuni incontri da parte del gruppo di ricerca, su tutto il territorio nazionale, a cui erano stati invitati gli stakeholders, al fine di facilitare il reclutamento.
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