Missed Care in area chirurgica: l’esperienza dell’AUSL Piacenza

Missed nursing care (MNC), è una denominazione che in lingua italiana assume il significato di cure perse.
Esse indicano tutte quelle attività assistenziali che parzialmente o totalmente non vengono svolte oppure risultano erogate con ritardo (Sist & Cortini et al., 2012).

Sono fenomeni con una magnitudo Internazionale come testimoniato da molti lavori di ricerca che sono stati pubblicati negli ultimi anni (Aiken & Clarke et al 2001; Sochalski 2004; Kalish 2006; Nappo & Di Lorenzo 2015; Maloney & Fencl et al. 2015; Palese & Bassi et al. 2018; Bagnasco & Catania et al. 2020).
Secondo Kalish (2006), le cure infermieristiche mancate si riferiscono alla deambulazione del paziente, alla mobilizzazione nel letto, alla cura e all’igiene del cavo orale, al ritardo o alla mancata consegna del pasto, alla somministrazione della terapia nel giusto orario e alla valutazione della sua efficacia.

Si aggiungono anche il supporto all’assistito ed al caregiver, l’istruzione e l’educazione al paziente e la pianificazione della dimissione. In uno studio di Palese e colleghi (2015), viene approfondito il rapporto fra la composizione quali/quantitativa dello staff in relazione ad alcuni esiti assistenziali come il tasso di infezioni, l’insorgenza di lesioni da pressione, le cadute dei pazienti, i tempi di degenza ospedaliera, l’emersione di eventi avversi e di complicanze post chirurgiche.

Altro aspetto indagato, ha riguardato le ricadute sui professionisti, evidenziando una correlazione fra MNC e soddisfazione lavorativa, turn over e intenzione di lasciare la professione, infatti nelle unità operative in cui il personale risultava soddisfatto del proprio lavoro, il numero di cure mancate, si è dimostrato significativamente inferiore (Kalish & Tschannenet al., 2011; Friese & Kalisch et al., 2013; Karlsson & Gunningberget al., 2019; Sasso & Bagnasco et al., 2019).

Altri lavori di ricerca che hanno approfondito la relazione fra MNC e i differenti setting di cura, hanno indicato come tale fenomeno, sembrava essere maggiormente presente nelle unità di area medico-chirurgica, rispetto a quelle di terapia intensiva e materno infantili (Duffy & Culpet al., 2018; Parise & Rosi et al., 2021).
Secondo Currie e colleghi (2005), le cause favorenti le MNC, dipendono da ritardi ed omissioni per mancanza di tempo, di personale, per scarsità di risorse materiali, per l’aumento del fabbisogno assistenziale, per il cattivo lavoro di squadra e per una delega inefficace.

Si registrano ulteriori importanti lavori di approfondimento scientifico come ad esempio una partecipata consensus conference in cui sono stati discussi i risultati del progetto RANCARE e dello studio RN4CAST in cui venivano suggeriti alcuni interventi per minimizzare le missed care come ad esempio il riconoscimento del valore delle prassi infermieristiche, la valutazione di eventuali attività non assistenziali che tendevano a sottrarre tempo ai professionisti e la necessità di implementare percorsi formativi nell’ottica di una appropriata attribuzione degli interventi assistenziali agli operatori di supporto (Aiken & Schwendimann, 2014).

Fra le esperienze Italiane, emerge una ricerca di Bagnasco e colleghi (2020) in cui è stato indagato il fenomeno MNC nelle aree chirurgiche, mediche e miste di 40 ospedali del nostro Paese dislocate in 13 regioni con il coinvolgimento di 3.666 infermieri. Le attività maggiormente omesse, sono risultate essere l’igiene orale, l’educazione verso il paziente e la sua famiglia, il conforto e la comunicazione con l’assistito mentre la prassi meno tralasciata, figurava essere la gestione del dolore.

Non sono state riscontrate differenze rilevanti fra i diversi setting assistenziali e si rilevava che le suddette cure mancate, avvenivano principalmente nel turno del mattino. Per la misurazione delle MNC, si ritrovano in letteratura, diversi scores, fra cu la task undone scale (Sochalski, 2004), la basel extent of rationing of nursing care (Schubert & Glass et al., 2007), la perceived implicit rationing of nursing care (Jones, 2014).

La più utilizzata, risulta però essere la Misscare Survey (Kalish & Williams 2009), di cui ne esiste anche una versione tradotta e validata in lingua italiana (Sist & Cortini et al., 2012).

CONTESTUALIZZAZIONE DELL’ESPERIENZA

Nel lavoro proposto, ci si è dati l’obiettivo di valutare ed analizzare l’eventuale presenza di missed nursing care e di approfondirne le cause all’interno del dipartimento chirurgico dell’Azienda USL di Piacenza coinvolgendo le unità operative di degenza ma escludendo le aree ambulatoriali e di day surgery.

Il suddetto dipartimento, è situato all’interno di una azienda sanitaria pubblica a valenza provinciale con setting di degenza che si trovano nel presidio ospedaliero hub Guglielmo Da Saliceto di Piacenza ed in quello periferico spoke di Castel S. Giovanni.

Dal 2020, in conseguenza alle riorganizzazioni dovute alla pandemia covid 19, le aree di ricovero nel presidio ospedaliero di Piacenza, erano state suddivise in traumatologia e ortopedia dotata di 40 posti letto, in chirurgia linea d’urgenza a contenuto multispecialistico costituita da 34 posti letto, in chirurgia di linea programmata di tipo polispecialistico con una dotazione di 32 posti letto di cui 6 di essi, riservati ai pazienti SARS-cov-2 positivi.
Presso l’ospedale di Castel S. Giovanni, erano presenti 24 posti letto di chirurgia programmata anch’essi multi specialistici ed un ulteriore area di 19 posti letto di week surgery a medio/bassa complessità.

I professionisti dell’area assistenziale che componevano i setting di cura, erano rappresentati da 103 infermieri clinici, 52 operatori socio sanitari, 4 fisioterapisti e 5 infermieri coordinatori. Il modello assistenziale in uso presso le suddette unità operative nel periodo precedente alla pandemia covid, era di tipo focused patient centred e a piccole equipe (Nicastro & Liguori et al., 2019), che rappresenta la modalità di cura a cui si è tentato di ritornare dopo la prima e la seconda ondata pandemica.

La realizzazione dello studio, è stata discussa e concordata con la direzione delle professioni sanitarie attraverso la rete di ricerca per le professioni sanitarie dell’azienda USL di Piacenza. Il lavoro di ricerca, ha escluso professionisti con esperienza professionale inferiore a sei mesi in ambito chirurgico e/o che non svolgessero la propria attività lavorativa in setting di degenza. L’indagine si è sviluppata attraverso un approccio multi metodo con disegno sequenziale esplicativo (Mik-Meyer2020; Paturzo & Colaceci et al., 2016) e si è articolato in due parti distinte. La prima, denominata studio di fase 1, attraverso un approccio quantitativo osservazionale trasversale, in accordo con le linee guida per studi trasversali (STROBE) (Cuschieri, 2019) (appendice 1), somministrando la Misscare Survey ad un campione consecutivo di convenienza di infermieri del suddetto dipartimento.

La seconda parte della indagine, denominata studio di fase 2, si è avvalsa di un disegno di ricerca qualitativo esplorativo descrittivo (Crowe & Inder et al., 2015; Vaismoradi & Turunen et al., 2013; Sandeloswski & Leeman 2012) si è svolta in linea con i criteri di reporting della ricerca qualitativa (COREQ) (Tong et al., 2007) (appendice 2), prevedendo un campione di convenienza propositivo di “informatori chiave” rispetto gli argomenti trattati fino a saturazione dei dati (Ghirotto, 2016; Mortari & Zannini, 2021). Nell’approfondimento di fase 2, oltre agli infermieri, il campione ha incluso anche il personale di supporto e gli infermieri coordinatori dove a questi ultimi, sono stati riservati alcuni momenti ad hoc.

Per il suddetto approccio, ci si è avvalsi di cinque incontri di focus group (Corrao, 2013; Migliorini & Rania, 2001) a cui se ne aggiunto uno successivo allo scopo di sviscerare maggiori informazioni rispetto ad elementi emersi durante le discussioni di gruppo. I partecipanti, attraverso uno specifico modulo di consenso, sono stati informati sugli scopi dell’indagine e sulle modalità dello svolgimento della stessa.

Il documento di consenso, dettagliava le finalità della ricerca adottando le misure di mantenimento dell’anonimato richieste dalla normativa sulla privacy e sul trattamento dei dati personali espresse nella legge n. 675 del 31 dicembre 1996, nel Decreto Legislativo n. 196 del 2003 e nel Decreto Legislativo n. 101 del 2018. Per i professionisti che hanno partecipato alla fase 2 con utilizzo della tecnica di focus group, è stato somministrato un secondo modulo di consenso informato.

I dati raccolti con la survey somministrata in fase 1, sono stati analizzati ed elaborati da un soggetto terzo (ES) mentre la conduzione degli incontri dei focus group della fase 2, è stata guidata da due professionisti esterni al contesto in studio ed esperti sulla specifica metodologia (GC, SP), dichiarando che i colloqui sarebbero stati audio registrati per permettere di esaminare con dettaglio il materiale raccolto e cancellarlo dopo il suo utilizzo.

Per continuare la lettura clicca di seguito: Esperienza AUSL Piacenza

L’Infermiere online – sito istituzionale FNOPI

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