Sovraffollamento DEA: cosa comporterebbe l’istituzione di un numero unico per cure non urgenti?

Le proiezioni future delineano un progressivo invecchiamento della popolazione con un aumento inesorabile delle malattie cronico-degenerative (1). Questo porterà le organizzazioni sanitarie a dover cercare diverse o nuove modalità di risposta (2). Nei prossimi 30-40 anni si prevede un forte incremento della popolazione anziana, con utenti spesso polipatologici ma con scarso supporto sociale e familiare, che necessiteranno di una presa in carico globale nonché di forte integrazione tra risorse ospedaliere e territoriali, sanitarie e sociali. A livello nazionale, dagli attuali 12 milioni di over 65 si passerà ai circa 15 milioni nel 2025, per arrivare a circa 18 milioni nel 2050.

Grazie al trattamento nelle fasi acute o riacutizzate delle forme morbose e la conseguente riduzione della mortalità precoce, si andrà verso un incremento nella popolazione della prevalenza di forme cliniche cronico-degenerative spesso compresenti. Secondo il Piano Nazionale delle Cronicità (2016), la continuità assistenziale ospedale-territorio è fondamentale nella gestione dei pazienti cronici (3) .

Un percorso assistenziale integrato può diventare la risposta più adeguata per i pazienti: fragili alla dimissione dall’ospedale; acuti o post-acuti con bisogni riabilitativi; affetti da patologie croniche ad alta prevalenza; con bisogni assistenziali complessi; riacutizzati con un bisogno non programmato ma potenzialmente intercettabile sul territorio (4).

Le due macro-categorie target di utenti sono:

  • Cronici/polipatologici già in carico (continuità e riacutizzazione): medicina di prossimità/di precisione;
  • Nuovi potenziali beneficiari (da intercettare): medicina di iniziativa/case finding.

Come si vedrà, la Telemedicina integrata con AI può contribuire all’obiettivo di spostare la risposta a queste esigenze sanitarie verso la prossimità: dall’ospedale al domicilio, in sinergia.

La cronicità e l’azzeramento del caso in Pronto Soccorso

Si parla di azzeramento del caso laddove un paziente in carico a servizi territoriali, ambulatoriali, ospedalieri o comunque non acuti, si trova in una fase di riacutizzazione o di peggioramento per concomitanza di altre patologie o disagi e – percependo la mancanza di risposte nell’immediato – si rivolge al sistema di emergenza 118 (o 112 dove attivo), o si reca direttamente in un Pronto Soccorso(5).

Non contemplando il triage-out ovvero l’esclusione a priori di intervento (da non confondere con il doveroso filtro per bisogni non pertinenti l’intervento sanitario), una chiamata al 118 di fatto azzera la situazione di presa in carico.
L’invio in emergenza di una cronicità già presa in carico, la riporta indietro. Se un accesso al Pronto Soccorso azzera, una rete di servizi di prossimità appropriati aggiunge.

Sovraffollamento nei DEA: dal problema del throughput al governo degli input

Gli aspetti di Input e Output sono considerati scarsamente controllabili dal Pronto Soccorso. Fino al 2019 l’imperativo per Pronto Soccorso è stato appunto il governo dei tempi di attesa, lavorando su throughput, con tempi standard da rispettare.

La pandemia COVID-19 ha chiaramente stravolto questa prospettiva. Soprattutto, il focus si è spostato dal throughput verso l’input (gli accessi) e l’output (in termini di rinvio al territorio per il prosieguo): tutto questo richiede un coordinamento assai più ampio dei percorsi.

Spesso al sovraffollamento si è cercato di dare una risposta nell’ambito dell’emergenza, senza lavorare a monte del problema, ossia senza trovare una risposta sul territorio intercettando e dirigendo i bisogni di salute sul livello più adeguato.

Il Pronto Soccorso rappresenta il punto di arrivo di una scelta, o meglio di un percorso, sia esso autonomo o istradato da chiamata al 118, dalla guardia medica o dal proprio curante.
Quali alternative si potrebbero prendere in considerazione?

Si può scegliere o venire guidati verso percorsi che non necessariamente sfociano nel Pronto Soccorso? Il bisogno del cittadino può essere meglio preso in carico prima, intercettato, ascoltato, vagliato e indirizzato a risposte più idonee?

FIGURA 1. â€“ Il circolo vizioso degli accessi in emergenza.

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