Cassazione: il medico che non visita il pz viene condannato se la richiesta proviene da personale infermieristico

Una sentenza particolarmente importante quella rilasciata dalla testata online Studio Legale Ramelli resa disponibile dalla VI Sezione penale della Corte di Cassazione pronunciatasi su un caso di rifiuto di atti d’ufficio da parte di un professionista sanitario. In parole povere il medico (in questo caso specifico un cardiologo), dovrebbe essere condannato in tutti quei casi in cui il personale infermieristico ponga attenzione ad un paziente e ne richieda una visita ma il medico si rifiuta.

In particolare, la Suprema Corte, con la pronuncia in commento, enuncia il principio di diritto secondo il quale integra il delitto di rifiuto di atti d’ufficio la condotta del medico che, pur conservando un margine di discrezionalità tecnica nella valutazione della necessità ed urgenza di un suo intervento, ometta di sottoporre a visita il paziente nonostante la richiesta in tal senso avanzata dal personale infermieristico.

Questo perché se la richiesta proviene da professionisti tecnicamente qualificati a valutare la situazione clinica del paziente l’inerzia del medico viola un suo preciso obbligo giuridico che mira a tutelare il bene della salute costituzionalmente protetto.

“La recente sentenza della Cassazione finalmente “accende la luce” sull’evidenza, ormai vergata anche in diritto dall’autorevole mano della suprema Corte, che i medici riconoscano una volta per tutte, e senza aprioristici arroccamenti o riserve, le conoscenze tecnico-scientifiche degli infermieri che lavorano al loro fianco nelle realtà ospedaliere”. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.  

“L’importante pronuncia, che arriva anche sulla scia di  precedenti decisioni che andavano nella stessa direzione, conferma il percorso di indispensabile sinergia tra medico ed infermiere, che rappresenta un obiettivo di svolta per un servizio sanitario sempre più tempestivo, efficiente e di qualità a vantaggio del cittadino italiano. Da oggi più che mai, quando capiterà che un infermiere, durante il turno di notte, fosse costretto a contattare il medico di guardia, di turno turno o quant’altro, per rappresentare una criticità e per chiedere il suo pronto intervento, nessuno potrà mettere in discussione l’opportunità di tale richiesta. Tutto questo dovrebbe risultare scontato, eppure l’esperienza ci insegna che gli infermieri che “svegliano” il medico di guardia “troppe volte”, in talune realtà vengono costretti a sentirsi in difficoltà per questa azione, quando in realtà in quel modo essi  esprimono le loro univoche competenze, conoscenze e capacità e le condividono con altri professionisti, nel rispetto degli specifici ruoli e per il bene dell’individuo”.
 
“Questa sentenza è molto importante, continua De Palma, perché, lo ripetiamo, sensibilizza le parti interessate ad un rapporto equilibrato. Troppo comodo considerare gli infermieri come collaboratori, ma essere pronti a celarsi “dietro il muro della competenza esclusiva” ogni volta che in qualche modo l’agire infermieristico chiede di assumere specifiche responsabilità. Niente più due pesi e due misure”.

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