Nel corso degli ultimi mesi vi abbiamo parlato spesso di come la professione infermieristica sia valorizzata e retribuita in maniera nettamente diversa in Svizzera. Crescita professionale, valorizzazione della figura, partecipazione a corsi interessanti e pagati dall’azienda, possibilità di fare carriera e stipendi che in Italia, purtroppo, possiamo solo sognare.
E’ tutta questa serie di fattori, unita anche alla piega che sta prendendo la Sanità Pubblica, a spingere sempre più infermieri a lavorare in Svizzera, da frontalieri. Le iniziative intraprese dall’Italia sono state, finora, diverse ma non sono riuscite a bloccare del tutto la fuga di Infermieri verso l’estero: introduzione dell’indennità di confine e la concessione di case popolari ai residenti nelle province Sondrio, Como, Lecco e Varese, per quanto riguarda il “caro affitti”, consegnando un alloggio popolare che possa consentire di affrontare con maggiore serenità l’aumento spropositato del costo della vita.
Nei giorni scorsi, La Repubblica, ha intervistato un collega di 25 anni, Francesco Citti, originario di Varese, che ha scelto di svolgere la propria professione in Svizzera, abbracciando il fenomeno in crescita dei frontalieri.
Francesco ha spiegato di quanto possa essere allettante sfruttare le innumerevoli opportunità che offre la Svizzera. ogni giorno si mette in auto e compie un breve tragitto di circa 30 minuti, giungendo a lavoro presso la Clinica luganese Moncuocco, nel reparto di geriatria. Ma la distanza non è tutto: ambiente meritocratico, formazione coperta in tutto o nella maggior parte dal datore di lavoro e, quindi, possibilità di crescita professionale e, non per ultimo, uno stipendio da oltre 4 mila euro al mese.
A questo punto possiamo comprendere come Francesco abbia intrapreso questa strada. Ma non è il solo: molti dei suoi colleghi hanno già intrapreso lo stesso percorso, raggiungendolo e, tanti altri, all’ultimo anno di Università, probabilmente faranno lo stesso. Come afferma nell’intervista uno dei motivi che maggiormente l’hanno spinto verso la Svizzera è il fatto che l’infermiere non riceve un adeguato riconoscimento sociale ed economico in Italia.
E, una volta messo piede in Svizzera, l’Infermiere può scegliere l’unità operativa più appropriata secondo la sua formazione, cosa che in Italia, nonostante Master, specializzazioni e formazione specifica, non accade. Insomma, cosa c’è da aggiungere?