Gli infermieri, da qualche mese a questa parte, sono in fuga: fuga verso il privato, abbandonando il pubblico, fuga verso l’estero, fuga dalla propria professione, fuga da quello che ormai è diventato uno stipendio non più equiparato al carovita di questi ultimi anni.
Il problema sembra aver colpito tutta Italia ma, in particolar modo, Bologna e l’Emilia Romagna. Qui sono davvero in tantissimi gli Infermieri che hanno deciso di licenziarsi e/o di scappare al Sud, visto che lo stipendio ormai non basta più. Si arriva a fine mese arrancando tra affitto, utenze e spese varie. La situazione lavorativa, poi, non sta aiutando in alcun modo: demansionamento, rientri sui giorni di riposo, ferie non fruite per mancanza di personale.
Insomma siamo veramente allo stremo, eppure sarebbe bastato ascoltare le richieste avanzate anni orsono dai diversi sindacati di categoria invece di buttarle li. Ed è così che, proprio all’AUSL Bologna, negli ultimi 3 mesi si è assistita alla dipartita di oltre 100 professionisti tra Infermieri e OSS.
Come riportato da Bologna Today, il Nursind ha lanciato l’allarme, affermando che la situazione è trasversale a tutte le professioni e non solo a quella infermieristica. Nel comunicato si legge: “Tutto ciò a cui stiamo assistendo rappresenta una situazione completamente imprevista o si tratta dell’esplosione di un problema sottovalutato? Forse, se si fosse dato ascolto alle continue denunce negli ultimi anni del sindacato di categoria, si sarebbe potuto intervenire e non ci saremmo trovati in questa situazione.
Mancanza di investimenti e risorse, soprattutto sul personale. Piante organiche ferme ormai da anni, turnover inesistente, carichi di lavoro insostenibili: sono tutte problematiche che noi denunciamo da sempre- afferma Rodigliano- e che hanno portato a quanto sta emergendo fortemente adesso, coi professionisti che scappano dalla sanità pubblica. Manca la prospettiva di un benessere organizzativo”.