Mancanza di personale infermieristico, infermieri che decidono di scappare all’estero e altri che decidono di abbandonare la professione, corsi universitari che non riescono a raggiungere il tetto di iscritti: la situazione degli ultimi mesi è davvero catastrofica in tutta Italia.
Nei giorni scorsi vi abbiamo descritto la situazione dell’AUSL di Bologna. A passarsela forse peggio è il Veneto dove mancano all’appello circa 4000 infermieri, tanto che la situazione è stata presa a cuore da diversi politici tra cui Anna Maria Bigon, consigliera Regionale del Partito Democratico della Regione Veneto.
La consigliera, in un’intervista ripresa dal quotidiano online “L’azione” ha affermato: “A Verona, Treviso, Padova, i dirigenti delle Ulss promettono di spulciare le graduatorie del personale a tempo determinato per tamponare le assenze aggravate da ferie e nuovi pensionamenti, ma è come svuotare il mare con un bicchiere.
In primo luogo perché già adesso mancano all’appello circa 4 mila infermieri e 1.200 medici. E in secondo luogo, perché la Regione non ha mai programmato il naturale turn-over del personale sanitario, il cui fabbisogno è destinato ad accrescersi ulteriormente con Case e Ospedali di Comunità e con le Centrali operative territoriali, tutti istituti previsti dal Pnrr entro il 2026.
Adeguare stipendi, aumentare il numero degli accessi ai corsi universitari dando la possibilità di fare formazione anche all’interno delle case di riposo (servizi che hanno un bisogno immenso di personale infermieristico). Solo così potremo essere pronti nel 2026 a dare un contenuto concreto agli ospedali e alle case di comunità che in questi mesi si stanno progettando da una punto di vista esclusivamente edilizio“.