La Presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, è tornata a parlare del periodo particolare che sta vivendo la professione infermieristica in Italia, specie negli ultimi mesi con carenze che hanno raggiunto livelli impensabili. Al 2° festival delle regioni è intervenuta insieme a Tonino Aceti, presidente di Salutequità.
Festival delle Regioni: evento annuale nazionale, quest’anno organizzato in collaborazione con Regione Piemonte, rappresenta un’occasione per avviare, all’interno di una cornice di alta caratura istituzionale, un confronto con gli interlocutori di riferimento, pubblici e privati. L’obiettivo è quello di elaborare e costruire proposte utili a potenziare il ruolo, l’identità e le diverse specificità delle venti Regioni e delle due Province autonome che compongono l’Italia.
Tema centrale quello delle infrastrutture, materiali e immateriali, e le proposte delle Regioni per l’ammodernamento del Paese.
Tra le tematiche ci sono naturalmente sanità e welfare collegati ad una più ampia riflessione per l’assistenza alle persone e FNOPI ha partecipato alla sessione di lavoro in tavoli tematici – alla presenza di presidenti, assessori regionali e stakeholder – con la presidente Barbara Mangiacavalli.
Gli Ordini Provinciali del Piemonte sono stati inoltre presenti al “Villaggio delle Regioni” nel cuore di Torino: sabato 30 settembre, domenica 1 e lunedì 2 ottobre Piazza Castello stata allestita con stand promozionali disposti in modo da evocare la forma geografica dell’Italia, e gli ordini della Regione hanno organizzato attività di promozione e di educazione rivolte a cittadini e studenti: dalla prevenzione di incidenti domestici alle manovre salvavita in età pediatrica e momenti di intrattenimento musicale. Attività che saranno poi proposte anche presso lo stand a cura di “Sport e Salute”.
All’apertura del Festival, Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, ha detto nel suo discorso che “il servizio sanitario del nostro Paese è un patrimonio prezioso da difendere ed adeguare ed in questo la riflessione delle Regioni, in dialogo con il Paese e la società, è particolarmente preziosa e importante”.
Il tavolo Sanità e Welfare è stato avviato da un’introduzione di Tonino Aceti, presidente di Salutequità, che ha sintetizzato i principali punti dello sviluppo, ma anche i maggiori problemi che l’assistenza sta attraversando.
Il primo è quello dell’accesso alle cure, soprattutto per lìimpatto della pandemia sulle prestazioni ambulatoriali che ha portato il Ssn a un livello di produzione sotto il 2019. Inoltre saltano le visite di controllo e c’è il problema melle regioni dell’assistenza sul terriotiro per migliorare le performance rispetto alla spesa.
Aceti ha ricordato che alla base le regioni hanno le strutture per fare fronte alle fragilità e alle cronicità, con velocità diverse (con tante variabili, ma il livello di investimento pubblico è quello che colpisce, negli anni dal 2008 la spesa degli investimenti della PA ha visto delle forti riduzioni regioni ed enti sanitari locali 2008/2019 -37%), mentre ha sottolineato che la proposta di revisione del PNRR interviene sull’offerta infrastrutturale delle regioni, sposta finanziamenti dall’articolo 20 che oggi sostiene le infrastrutture della sanità e che quindi èp daincrementare, cambiando e snellendo le modalità di accesso ai finanziamenti.
Mancano anche secondo Aceti le indicazioni necessarie a indicare come devono lavorare insieme tutti i professionisti, nel nuovo modello dove i criteri di misurazione delle performance non sono all’altezza del fondo da 130miliardi con soli 22 indicatori tra i quali nessuno su personale o sullo stesso PNRR.
Sul finanziamento della sanità, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha ricordato che per i nuovi modelli organizzativi sono stati stanziati negli utlimi anni 16miliardi in più.
Il tema, secondo Gemmato, è quello della sperequazione tra Nord e Sud che mette in evidenza la mancanza ancora di una strutturazione territoriale.
Gemmato ha sottolineato anche il ruolo strategico degli infermieri che sono dottori, laureati a tutti gli effetti quindi devono avere ruoli anche dirigenziali: “Basta arroccarsi su vecchi schemi ha detto – i professionisti devono evolvere, devono essere attivate le reti locali. Al cittadino deve essere garantito il diritto della salute, con servizi nei luoghi come farmacie e case di comunità per accelerare le liste d’attesa e con la collaborazione di tutti i professionisti”.
Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, ha aggiunto che sanitario e sociale sono oggi ancora poco integrati. “Facciamo ancora molta fatica – ha detto – ma abbiamo bisogno di lavorare in maniera diversa e ai divari territoriali aggiungerei anche i divari professionali. Abbiamo un Paese molto diverso e per la professione infermieristica ad esempio, non è del tutto vero che non sia attrattiva. Lo è, quello che non è attrattivo sono le modalità organizzative di lavoro di interconnessione con altre professioni oltre che quelle economiche e contrattuali. I giovani, hanno necessità di studiare vicino i luoghi di vita della famiglia perché oggettivamente ha un costo diverso”.
“Abbiamo bisogno – ha proseguito – di lavorare su una formazione delle famiglie professionali, dei professionisti che ci aiuta a condividere fin dall’inizio perché non è pensabile che i profili professionali si formino ognuno per conto proprio e poi possano essere in grado di lavorare insieme e di esprimere quella coesione, quella comunanza sul processo di cura, di assistenza, di presa in carico, dove ognuno mette a disposizione la propria disciplina: deve metterla a disposizione sapendo anche qual è il contributo dell’altro”.
La presidente FNOPI ha poi ricordato la problematica dei professionisti chiamati per sopperire alle carenze con i decreti emergenziali, ma senza alcun controllo ordinistico. Va bene l’emergenza e le sue possibili soluzioni, ma, ha sottolineato, gli ordini devono essere garanti del cittadino del fatto che il professionista che ‘mette le mani sul cittadino’ come fanno infermieri e medici, abbia titolo, competenza, onorabilità, capacità deontologiche e cliniche assistenziali per farlo.
“Usciamo dalla stagione delle deroghe – ha sottolineato – e riprendiamo un percorso virtuoso dove gli ordini possono esercitare la loro parte di tutela nei confronti del cittadino quindi la verifica della lingua e delle competenze professionali. Un percorso di iscrizione all’ordine che consenta poi di esercitare la cosiddetta magistratura interna di tipo deontologico”.