Una vicenda che ha dell’incredibile quella che è accaduta ad una collega in servizio presso l’ASL Barletta e che viene portata alla luce grazie all’AADI, l’Associazione Avvocatura e Diritto degli Infermieri che sta seguendo l’infermiera per far valere i suoi diritti.
L’infermiera è affetta da anni da una serie di patologie piuttosto serie per le quali le sono state riconosciute sia l’invalidità civile che la legge 104 dalla Procura della Repubblica e, come si evince dai giudizi precedenti da parte della Medicina del lavoro, aveva patologie ingravescenti e accertate per le quali le è stata vietata l’attività assistenziale ed era stata assegnata al distretto sociosanitario n. 4 con funzioni amministrative.
Nel comunicato stampa si legge: “nel Distretto, l’infermiera segretaria attivista dell’A.A.D.I., mentre svolgeva egregiamente il proprio lavoro, tanto da accattivarsi anche affetti e complimenti di alcuni pazienti, colleghi e medici, ha anche iniziato a contestare diverse illegalità tra le quali, molte, sono state anche accolte e ottemperate dalla A.S.L., ma le pretese dell’Associazione Avvocatura Degli Infermieri non sono passate inosservate al direttore del distretto (che, guarda caso è anche dirigente CGIL).
Il direttore coglie l’occasione di liberarsi definitivamente dell’infermiera quando la stessa deve sottoporsi alla visita del medico competente che, senza motivo apparente, le cancella tutte le patologie invalidanti, lo stato di handicap e la spedisce in reparto in turni H24.
Prima di andare in reparto, l’infermiera si reca nuovamente dal medico competente per pregarlo di rivedere il giudizio esibendo, di nuovo, le certificazioni, ma lui imperterrito le urla: fai ricorso!
Nel frattempo, però, l’infermiera si reca in reparto, dove non poteva lavorare a causa delle sue patologie e viene successivamente ricoverata al pronto soccorso proprio per una incompatibilità riportata nella cartella della medicina del lavoro, ma cancellata dal medico.
La A.S.L. ha inoltre affermato che il DVR (Documento Valutazione Rischi) non prevede nel reparto di medicina alcun rischio chimico per cui il medico competente e l’azienda non hanno alcuna responsabilità.
Nelle note scritte, redatte con la partecipazione dell’Ufficio Legale dell’A.A.D.I., si è invece dimostrato che nel DVR vi sono riportate seri rischi chimici e non solo: i rischi erano superiori del 250% rispetto al distretto.
Naturalmente l’infermiera fa la causa e vince con una decisione storica”.
L’ASL di Barletta, in tutto ciò, non solo ha contestato la decisione del Tribunale ma ha addirittura cacciato la collega dalla città in cui risiedeva e prestava l’attività lavorativa e dove fruiva i permessi della 104, per spostarla a oltre 14 km di distanza, in violazione dell’art. 33, co. 5 e 6 della L. n. 104/1992 che lo vieta espressamente.
Ovviamente l’AADI sta difendendo l’infermiera e presenterà un altro ricorso, ricorrendo alla Corte dei Conti.