Agevolare la formazione degli infermieri che lavorano nel privato e nel terzo settore e garantire loro un numero adeguato di ore e di risorse per consentire l’acquisizione dei crediti ECM, necessari per il corretto esercizio intellettuale della professione.
La Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), che in Italia rappresenta anche tutti i professionisti in servizio nel privato e nel terzo settore, punta il faro sui contratti che regolano il lavoro in questo ambito, chiedendo alle parti datoriali di attivazione strumenti contrattuali idonei a garantire il diritto alla formazione continua degli infermieri, così come accade per il pubblico impiego.
Ma non solo, la FNOPI chiede anche che i contratti vengano adeguati sulla stregua di quelli del pubblico. Nei giorni scorsi c’è stata una parziale modifica che dovrebbe garantire degli aumenti ai lavoratori del settore privato ma la strada è ancora lunga per arrivare alle cifre del pubblico.
In Italia, il Servizio sanitario nazionale può contare su 280.000 infermieri e infermieri pediatrici; 45.000 sono invece i liberi professionisti con partiva iva; almeno 65.000 i professionisti dipendenti che assicurano quotidianamente l’assistenza in strutture private pure, nel privato accreditato, RSA, case di cura, Fondazioni, ospedali classificazione, enti di ricerca.
“Per tutti loro, al momento, sono in vigore forme di contratto diversificate e non sempre rispettose del diritto allo studio e alla formazione del lavoratore, che quindi rischiano di ledere la dignità professionale e non valorizzare adeguatamente le competenze” , dichiara la FNOPI .
Tutti gli infermieri, oltre a poter proseguire il proprio percorso universitario anche dopo la laurea triennale abilitante, sono tenuti, per legge, a seguire con profitto corsi ECM (in presenza oa distanza), fino al conseguimento della soglia prevista dall’ordinamento vigente per ogni triennio formativo.
I professionisti che non avranno raggiunto il numero di crediti ECM previsti dalla legge dovranno rendere conto del mancato rispetto dell’obbligo formativo secondo quanto previsto dalla normativa vigente. E alle sanzioni tradizionali, si aggiunge poi la previsione della legge 233/2021 in cui si indica che dal triennio 2023-2025 l’efficacia delle polizze assicurative stipulate in base alla legge 24/2017 (responsabilità professionale) sarà condizionata dall’assolvimento di almeno il 70% dell’obbligo formativo individuale.
“La formazione è un elemento strutturale di una professione intellettuale, deve accompagnare ogni giorno dell’esercizio professionale e ogni giorno ci deve fare chiedere se la pratica assistenziale che stiamo agendo abbia ancora un’evidenza scientifica. Con questo spirito abbiamo chiesto ai nostri Ordini di incentivare la formazione e parimenti chiediamo un impegno in tal senso anche da parte dei datori di lavoro del settore privato, affinché l’offerta formativa non vada poi deserta o, peggio, delusa”, conclude la FNOPI .