La Presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, ha analizzato la difficile situazione che sta affrontando l’Italia in merito alla carenza di personale sanitario, specie di infermieri. Negli ultimi mesi sono, infatti, diversi i campanelli d’allarme che ci fanno sempre più pensare ad un SSN con pochissimi infermieri italiani nel (non troppo lontano) futuro.
Nell’intervento al convegno Valore Salute, la Mangiacavalli ha espresso tutta la sua preoccupazione.
“I dati che sono stati presentati sono dati che oggettivamente rispecchiano molto bene la criticità e il disagio anche della professione infermieristica e quindi credo che per molti aspetti le professioni sanitarie in generale stiano soffrendo molto e siano in un momento difficile. Per quanto riguarda la necessità di fare sinergia, questa è indiscutibile. Da molto tempo stiamo dialogando tra Federazioni in maniera proficua, oltre che sulla situazione di malessere e disagio, su una serie di questioni e priorità che ci vedono lavorare in maniera congiunta.
Il tema della formazione è sicuramente un tema strategico. Formazione continua, ma anche formazione di base, quella abilitante alla professione. Indubbiamente c’è bisogno di un ripensamento di questa modalità, perché è indiscutibile l’importanza di mantenere costantemente aggiornati una serie di profili di competenza rispetto a quello che chiede il sistema e i cittadini, ma la formazione delle professioni sanitarie tutte, deve essere anche ripensata in una logica più sinergica. Abbiamo bisogno di fare in modo che i professionisti si conoscano e si riconoscano a vicenda fin dal percorso formativo perché altrimenti sarebbe una “magia” che ognuno sia in grado di lavorare con gli altri professionisti.
La nuova sanità sia quella territoriale che quella ospedaliera, si costruisce con un lavoro multiprofessionale e quindi, se veramente bisogna stare al letto del malato, compreso il domicilio, dobbiamo capire come stare insieme attorno in questa condizione, ognuno nel rispetto delle proprie competenze, peculiarità e discipline. E’ arrivato il momento di ripensare profondamente il sistema socio sanitario nazionale: il panorama che abbiamo di fronte rispetto ai dati epidemiologici demografici della popolazione mostra un’età media di quasi 58 anni e non possiamo quindi continuare a pensare di lavorare come abbiamo fatto finora rispetto a percorsi ospedalieri per acuti e lasciare il territorio da organizzare o affidarci alla buona volontà e disponibilità di chi sul territorio c’è, come ad esempio gli infermieri.
Altro tema che sta particolarmente a cuore agli infermieri è anche la revisione delle modalità di reclutamento per l’esercizio professionale. Perché se vogliamo fare un lavoro importante ad esempio d’equipe sul territorio abbiamo bisogno di parlare con i medici specialisti ambulatoriali con i medici di medicina generale, con i pediatri di libera scelta usando lo stesso linguaggio e quindi aprire anche a possibilità di esercizio professionale più in linea con i tempi che abbiamo di fronte per queste sfide importanti che dobbiamo affrontare”.
Per il 55% degli italiani mancano medici e infermieri e ritengono che per questo l’assistenza sanitaria non sia del tutto soddisfacente, anche se in maggioranza (54%) promuovono il servizio sanitario regionale, ma con grandi distanze territoriali. Se, infatti, al Nord si raggiungono picchi del 69% di soddisfazione, al Sud e nelle Isole ci si ferma a quota 41 per cento.
Sono alcuni dei risultati dell’Indagine eseguita sull’opinione pubblica e sul personale medico dall’Istituto Piepoli per la FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, presentata a Roma, nell’ambito del Convegno “Valore salute: SSN volano di progresso del Paese. I 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana”.
Per il 42% del campione l’inadeguatezza dell’assistenza è legata alla inadeguatezza delle strutture degli strumenti; ancora per il 42% il finanziamento non è adeguato alle necessità, per il 38% è legato alla disorganizzazione.
Più in generale è pari al 33% il campione non soddisfatto della qualità dell’assistenza sanitaria. Per il 67% del campione, invece, la qualità dell’assistenza sanitaria è abbastanza soddisfacente, è accettabile per il 35%, molto soddisfacente per il 3 per cento.
Tra gli interventi da mettere in atto per migliorare l’assistenza, il 55% di coloro che non ne sono soddisfatti propongono di agire sul personale, incrementandolo, il 42% vogliono aumentare i finanziamenti, il 38% migliorare le organizzazioni.
Protagonista delle interviste telefoniche e via web – effettuate su un campione di 1000 persone, rappresentativo degli italiani di età compresa tra 15 e 75 anni, con un oversampling di 200 interviste nella fascia d’età tra 15 e 19 anni, e un campione di 300 medici e odontoiatri – proprio il Servizio sanitario nazionale, come fattore determinante per unire il Paese e farlo crescere
La ricerca ha messo in evidenza anche che per oltre tre italiani su quattro la sanità deve essere pubblica. Di più: per il 90% dei cittadini deve essere una priorità del Governo nella Finanziaria. Per il 37%, merita addirittura il primo posto.
Quello che è chiaro, in ogni caso, è che la sanità per gli italiani deve essere prevalentemente pubblica. Così la pensano più di 3 italiani su 4, il 76%, in questo caso in modo trasversale nelle diverse aree del Paese.
Per quanto riguarda il digitale, in sanità è il benvenuto per il 73% degli italiani, che apprezzano e utilizzano ricette elettroniche e ritiro online dei referti, ma con giudizio: l’Intelligenza Artificiale va bene, ma solo come alleato e supporto al medico. A pensarla in questo modo, il 92% degli intervistati, che escludono di farsi curare, anziché dal medico, da una piattaforma di Intelligenza artificiale. Il rapporto diretto e fiduciario con il proprio medico, infatti, è talmente importante che il 75% degli italiani intervistati si dice non disponibile a rinunciare al diritto di scegliere il proprio medico di famiglia.
E la salute è ai primi posti per importanza nelle strategie di governo per gli italiani: il 90% è convinto che nella legge finanziaria la sanità debba essere al primo posto o tra le priorità del Governo.