Un tema sempre più importante nel mondo dell’infermieristica è quello legato alla carenza di personale infermieristico all’interno degli ospedali e delle strutture private. Una carenza che ha ormai spinto le istituzioni a chiudere accordi per l’assunzione di personale infermieristico proveniente da paesi extraeuropei tra i quali India e Sud America.
Nonostante questo, però, più che insistere sul miglioramento delle condizioni di lavoro e sull’incremento degli stipendi c’è ancora chi parla di “motivazione” come uno dei problemi più importanti da risolvere per arginare la carenza di personale in Italia. Come riportato da Il Giorno che ha intervistato il professor Giulio Carcano, direttore del Dipartimento di Medicina e Innovazione Tecnologica dell’ateneo dell’Insubria, alla base della carenza di infermieri in Italia vi sarebbe la motivazione che bloccherebbe i giovani dall’avvicinarsi al Corso di Laurea in Infermieristica.
Nella lunga intervista, Carcano ha anche commentato le parole dall’assessore al Welfare della Regione, Guido Bertolaso, sulla chiusura degli accordi con i paesi del Sud America per l’importazione di personale in Lombardia: “l’università dell’Insubria ha stipulato con tre atenei del Paraguay e del Perù per favorire lo scambio di studenti, sul modello dell’Erasmus. Non è stato semplice armonizzare i due percorsi di studi perché alcuni di questi corsi di laurea durano cinque anni, mentre da noi sono sviluppati in tre, per questo abbiamo puntato su un’esperienza di tirocinio professionale per offrire ai ragazzi la possibilità di confrontarsi con le diversità dei nostri sistemi sanitari, anche dal punto di vista normativo.
l nostro compito è cercare di formarli nel modo migliore, attraverso un percorso di studi che poi prosegue anche dopo la laurea con i corsi di aggiornamento. Se vogliamo è un modo per tenerli legati a noi. La remunerazione è un incentivo importante, ma non può essere l’unico, esiste anche la qualità dell’ambiente di lavoro. In provincia di Varese siamo fortunati, abbiamo dei buoni ospedali, ma non si può nascondere che ci sono delle specializzazioni, ad esempio l’Emergenza-Urgenza, in cui oggi si fa fatica a reperire personale”.
E, sulla questione nocciolo dell’intervista, ossia su come risolvere il problema dell’emigrazione di personale verso la Svizzera, ha affermato: “occorre lavorare sulla motivazione di chi si avvicina a questa professione. Occorre avere una forte volontà per scegliere di diventare infermieri, dopo il Covid abbiamo avuto un’impennata di iscrizioni sulla scia dell’emozione, adesso sono un po’ calate. Chi sceglie di fare l’infermiere, proprio come il medico, non finisce mai di studiare ed è responsabile con il lavoro della salute e in certi casi la vita del paziente. Per questo occorre passione“.
Peccato che, ad oggi, con la passione non si riesce più ad arrivare alla fine del mese e, anzi, è proprio grazie a questa mentalità che gli infermieri non ottengono mai i riconoscimenti (economici e non) che avrebbero dovuto ottenere dal Covid ad oggi. Ed è per questo che tanti colleghi decidono di abbandonare l’Italia o, addirittura, la professione, preferendo altri lavori.