Continuano a spuntare come funghi le testimonianze di colleghi che hanno deciso di trasferirsi in Svizzera per esercitare la professione infermieristica, così come i frontalieri. Un lavoro che dovrebbe essere uguale ma, sostanzialmente, è diverso in tutti gli aspetti nonostante si parli della stessa professione.
In Svizzera la figura dell’infermiere viene valorizzata, ben pagata e l’aggiornamento professionale è commisurato alla “specialistica” in cui si lavora. Mentre, in Italia, purtroppo tutto ciò è solo un pensiero lontano. Annalisa Deregibus, 33enne laureatasi in Italia, ha deciso di lavorare in Svizzera da frontaliera e, in un’intervista pubblicata dal quotidiano Ticino Notizie, ha dichiarato:
“Sono andata a lavorare all’estero prima di tutto per il modo di lavorare, perché in Italia stare al pronto soccorso stava diventando pericoloso. Poi c’è la questione economica: qui prendevo 1800 euro netti con reperibilità notturna (20 euro per una notte) in Svizzera faccio il 50% delle ore, 20 a settimana, e ne prendo 2300.
Per prendere il posto fisso sono andata a Varese, viaggiavo ogni giorno. Poi ho fatto il concorso nella Asl Vco e per avere il tempo indeterminato sono finita a Novara. Ho lavorato anche a Domodossola. Nel 2023, a marzo, ho deciso di andarmene. In Italia c’era, a mio parere, un rischio reale. Non eravamo abbastanza per coprire i turni, che erano quindi massacranti. In più avevo colleghi con me lì da 20 anni che non avevano avuto gli scatti per anni.
Arrivo anche a 3000 se faccio qualche ora in più. Lavoro nel servizio domiciliare privato, non è paragonabile rispetto a quanto era massacrante il pronto soccorso”.