Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato infermieristico Nursind, ha commentato un recente sondaggio in collaborazione con Swg, riguardante il pensiero degli italiani sulle condizioni lavorative degli Infermieri, affermando: “Mentre nella conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni non è stato riservato spazio e tempo alla sanità , tra i cittadini cresce l’apprensione per le sorti del nostro Servizio sanitario nazionale. Non a caso per ben un italiano su due il governo non ne ha migliorato le prestazioni e, soprattutto, non ha valorizzato né medici e né infermieri”.
Il sondaggio ha analizzato diversi aspetti, innanzitutto riguardanti le ragioni delle manifestazioni e degli scioperi di fine anno scorso: oltre il 60% della popolazione italiana ha appoggiato le ragioni degli infermieri. Sono stati poi presi in considerazione altri aspetti fondamentali che sono alla base della grave carenza di infermieri in Italia: stipendi non adeguati per cui in molti decidono di abbandonare la professione, riconoscimento sociale e crescita professionale inadeguata e il successivo ricorso agli infermieri da India e Sud America.
Gli italiani sono consapevoli di quello che sta accadendo e oltre l’80% della popolazione intervistata è convinta che le misure messe in atto dal Governo non siano del tutto adeguate rispetto al reale problema che ci troviamo ad affrontare oggi.
Bottega ha proseguito, affermando: “Proprio le retribuzioni non all’altezza insieme alla scarsa valorizzazione del lavoro sono, rispettivamente per l’84 e 81% degli intervistati, le principali ragioni delle dimissioni precoci, un fenomeno che purtroppo sta assumendo dimensioni preoccupanti.
Non possiamo non comprendere quel 22% degli interpellati secondo cui il personale non dovrebbe abbandonare la sanità italiana proprio perché gli infermieri per primi se decidono di trasferirsi oltre confine lo fanno a malincuore. Ragion per cui basterebbe la buona volontà politica di investire seriamente sulla categoria per cominciare a invertire il trend. Una rotta che, altrimenti, porterà dritti allo smantellamento della sanità pubblica”.