Una nuova indagine pubblicata dal sindacato Nursing Up mette in evidenza quello che ormai si percepisce nelle unità operative da mesi: gli infermieri sono insoddisfatti del proprio stipendio se paragonato al carico di lavoro che quotidianamente si trovano ad affrontare.
E da questo particolare motivo scaturisce quella che ormai è una profonda crisi: i giovani snobbano il corso di laurea in infermieristica, gli infermieri neo laureati preferiscono studiare la lingua e andare all’estero dove vengono pagati e hanno possibilità di crescita professionale e, tra i pochi che rimangono in Italia, tanti decidono di licenziarsi e fare un altro tipo di lavoro.
In tutto ciò il Governo invece di risolvere la situazione di petto, preferisce approvare decreti che vanno ad influire negativamente su stipendi e pensioni, approvando misure quali l’assunzione di infermieri stranieri, specie da India e Sud America.
Il Presidente del sindacato, Antonio De Palma, ha così commentato la recente indagine: “Abbiamo raccolto le loro testimonianze, ed è emerso in modo palese che oltre il 90% degli interventi si incentra sulla più delicata delle questioni, quella degli stipendi. Non sono per niente soddisfatti della propria retribuzione. Oltre il 90% degli intervistati, ritiene senza mezzi termini di non sentirsi valorizzato, addirittura non sono poche le testimonianze di chi, dopo oltre un decennio di attività sul campo, ancora giovane, sotto i 50 anni, avrebbe voglia di abbandonare il nostro SSN, e di passare volentieri alla libera professione.
Ecco le altre importanti richieste che emergono dall’indagine: chiedono meno stress, meno turni massacranti, più spazio per la famiglia e i propri affetti. Non è solo economica quindi la ragione che spinge molti dei professionisti intervenuti al nostro dibattito a manifestare la palese intenzione di rassegnare le dimissioni dalla sanità pubblica. Per alcuni è solo un pensiero costante, per altri si profila già l’intenzione di agire.
In particolare ci hanno colpito le dichiarazioni di una giovane infermiera di appena 38 anni, sono il sintomo evidente di un malcontento generale di cui Governo, Regioni, aziende sanitarie, dovrebbero tenere conto”. “Abbiamo una eccellente formazione universitaria, mettiamo in gioco solide competenze, siamo in grado di gestire elevate responsabilità”…. Ed ancora, parlando della media dello stipendio: “… non è assolutamente equiparata al carico fisico-emotivo a cui siamo sottoposti ogni giorno, all’approccio non solo scientifico, ma anche umano che sappiamo offrire ai pazienti. Il piatto della bilancia è decisamente disequilibrato tra responsabilità/autonomia professionale e una valorizzazione economico-contrattuale che attendiamo da tempo e che sembra non arrivare mai”..
Nursing Up denuncia da tempo l’acuirsi di un profondo senso di insoddisfazione emotiva da parte dei professionisti dell’assistenza e la politica troppo spesso fa orecchie da mercante, ma dovrebbe invece tenere conto di quanto sta accadendo, dal momento che il clima di legittima sfiducia, rischia di continuare a sfociare in dimissioni volontarie dal SSN per passare alla libera professione, e poi in fughe all’estero o addirittura abbandono definitivo del mondo sanitario.
Possiamo davvero permetterci tutto questo? I cittadini, soprattutto, possono davvero permettersi un servizio sanitario che perde pezzi costantemente, visto che di fatto gli infermieri e gli altri professionisti dell’assistenza rappresentano, numericamente e qualitativamente, lo scudo per la tutela della loro salute? Non dovremmo mai smettere di chiedercelo“, conclude De Palma.