Infermieri abbandonati a se stessi a Napoli e provincia

10 mesi ago

De Palma è ritornato sull’importante tema delle aggressioni e sugli innumerevoli episodi verificatisi da inizio anno.

Nel comunicato stampa da poco pubblicato, ha analizzato la situazione della Campania, in particolare di Napoli e provincia: “15 episodi di aggressioni ai danni di infermieri, avvenute dal 1 gennaio scorso a oggi, nell’arco di nemmeno 30 giorni, rappresentano per la Campania, e nello specifico per le Asl Napoli 1 Centro, Asl Napoli 2 Nord e Asl Napoli 3, non solo un semplice campanello di allarme, ma il palese sgretolarsi del rapporto di serenità e di civica convivenza tra alcuni cittadini e i professionisti sanitari. 

Siamo di fronte, lo ribadiamo con forza, ad una collettività esasperata, vessata dai disagi, dai disservizi delle strutture sanitarie. 

Naturalmente i disagi di una sanità in crisi profonda come la nostra, seppur giunti all’acme, non possono giustificare la rabbia, i raptus di follia, le minacce e soprattutto le barbare violenze contro, in particolare, infermiere indifese, soprattutto donne, madri e mogli, così come contro tutti gli altri professionisti della salute, che pagano più che mai lo scotto della disorganizzazione e diventano un pericoloso capro espiatorio. 

Abbiamo voluto ancora una volta indagare, provare a capire, attraverso il delicato lavoro dei nostri referenti locali, cosa accade in questo momento nei pronto soccorsi campani, in particolare quelli di Napoli e provincia, durante gli orari notturni. 

Sia chiaro l’emergenza aggressioni verso gli operatori sanitari non è solo in Campania, ma siamo voluti partire da dove, secondo i numeri della nostra nuova inchiesta, la situazione è più allarmante .

In che modo il Ministero degli Interni, di concerto con la Prefettura, è intervenuto concretamente, con l’annunciato ripristino dei presidi di pubblica sicurezza, negli ultimi mesi, per gestire l’emergenza aggressioni ai danni degli infermieri, in assoluto vittime sacrificali delle violenze? 

Ecco quanto emerge, ecco il quadro ben delineato di quanto sta accadendo. 

Per quanto riguarda la reale situazione dei pronto soccorsi funzionanti e aperti al pubblico in Campania, nel capoluogo, ci sono, oltre al Cardarelli, nella Asl Napoli Centro, solo il San Paolo, il Pellegrini e l’Ospedale del Mare.

Come noto quello del San Giovanni Bosco non ha mai riaperto al pubblico.

Ebbene al Cardarelli, da nostre informazioni, non esisterebbe ancora nessun presidio di pubblica sicurezza, il drappello degli agenti non è mai arrivato, nonostante stiamo parlando di uno dei più grandi ospedali del centro-sud, con un afflusso di pazienti elevatissimo, in particolare nei fine settimana.

Anche in altre Asl lontane dal capoluogo, gli annunciati arrivi degli agenti, ad esempio in realtà come il San Leonardo di Castellammare, che copre le necessità di migliaia di cittadini della penisola Sorrentino, per ora, a quanto ne sappiamo, non si sono ancora concretizzati.

Ma questo non basta, ci sono altri fatti organizzativi che meritano, doverosamente, di essere raccontati alla collettività . Si pensi che nella sola realtà cittadina di Napoli, i presidi degli agenti sono sì attivi 7 giorni su 7 (al San Paolo, Pellegrini e Ospedale del Mare), ma solo dalle 8 di mattina alle 24.

Questo significa che, di fatto, dopo la mezzanotte, in tutta la regione Campania, non solo nella provincia di Napoli,  pare che non ci sia nemmeno l’ombra di un agente della pubblica sicurezza al fianco dei nostri infermieri e degli altri operatori sanitari, in nessuno dei pronto soccorsi cittadini, in nessuno degli ospedali chiave del territorio. Eppure è evidente che negli orari notturni, le eventuali ronde esterne delle guardie giurate, che oltre tutto non possono intervenire per sedare aggressioni, certo non bastano ad evitare che accada il peggio. 

E’ chiaro che, dopo la mezzanotte, l’assenza degli agenti di polizia, con le forze dell’ordine che giungono molto spesso sul posto solo ad aggressioni avvenute, per bloccare l’esagitato di turno, quando un solo infermiere si ritrova anche a gestire, nell’area triage, da solo, 20 pazienti, rivela palesemente che non esiste ancora un piano di prevenzione radicato ed efficiente per tutelare l’incolumità dei nostri professionisti, e che la realtà della Campania rappresenta solo la triste punta dell’iceberg”, conclude De Palma.