La Presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, ha analizzato nuovamente la situazione di profonda crisi che sta vivendo l’infermieristica su tutto il territorio italiano.
Crisi che è stata ben evidenziata nell’ultimo rapporto pubblicato da Crea sanità , in cui si parla di una voragine da colmare da qui ai prossimi anni. E, nel mentre, i corsi di laurea in infermieristica non attraggono più i giovani come accadeva fino a qualche anno fa.
In un lungo intervento rilasciato al quotidiano online OneHealthFocus la Mangiacavalli ha affermato: “Crediamo inoltre che la realizzazione del paradigma One Health debba necessariamente passare attraverso l’uso competente e consapevole delle tecnologie digitali. Solo l’innovazione digitale, infatti ci può consentire non solo di comprendere e gestire le interconnessioni, valorizzando i dati e le informazioni, ma anche di riprogettare i servizi di cura per renderli scalabili e accessibili a tutti. C’è un nuovo rischio, infatti, soprattutto per i malati cronici più gravi e per gli abitanti nelle aree interne dove la qualità dell’offerta sanitaria è spesso compromessa: la fragilità digitale.
La soluzione che il nuovo modello di sanità disegnata dal PNRR ha pensato soprattutto (ma non solo) per loro è la teleassistenza. Ma dopo gli esami e la diagnosi a distanza, chi assiste il cittadino? Chi verifica le sue condizioni di salute e l’aderenza alle terapie? Chi controlla, registra e interviene nel caso di ulteriori bisogni di salute perché non sia lasciato solo?
Nelle nuove strutture e nel modello disegnato dal PNRR con il decreto 77/2022 di riordino dell’assistenza sul territorio a farlo è l’infermiere, in particolare quello di famiglia e comunità , presente nei vari target e a domicilio con precise responsabilità a tutti i livelli e che dà supporto all’assistito per tutte le sue necessità cliniche, assistenziali e anche sociali.
Le potenzialità dunque sono enormi, ma la mancanza di infermieri mina seriamente il raggiungimento di tanti obiettivi che sembrano a portata di mano. La carenza di personale infermieristico in Italia è problema serio e ormai evidente. Mediamente ogni anno entrano nel sistema 11.000 infermieri laureati, ma ne perdiamo 14.000 per pensionamento. A questo dato già negativo si aggiunge la scarsa attrattività generale della professione. La richiesta che ci sentiamo di fare è quella di non sottovalutare il problema e di stanziare ulteriori risorse per sostenere il SSN e renderlo maggiormente attrattivo, anche presso i tanti nostri colleghi che hanno scelto di esercitare all’estero dove hanno trovato modelli organizzativi e opportunità di realizzazione professionale non esigibili nel nostro Paese”.