OPI Cosenza: Infermieri imboscati? Avvilente chiamarli così”

Nelle scorse settimane il consigliere del Movimento 5 Stelle della regione Calabria, Davide Tavernise, aveva lanciato l’allarme dei cosiddetti “infermieri imboscati” all’interno dell’ASP Reggio Calabria, ossia infermieri che sarebbero stati assegnati ad attività amministrative a causa di “certificata inidoneità per le attività previste“. (ndr, Reggio Calabria: oltre 340 tra medici e infermieri “imboscati”).

Sulla questione è intervenuto il presidente dell’OPI Cosenza, Fausto Sposato, che in un comunicato stampa ha affermato: “‘Imboscati’ è un termine che onestamente mortifica qualunque tipologia di lavoratore. Generalizzare non fa altro che porre tutto sullo stesso piano. Semmai c’è bisogno di una ricognizione seria del personale ed una eventuale ricollocazione per le competenze acquisite; noi su questo abbiamo detto la nostra più volte e non possiamo che esserne felici ma in questo momento c’è la necessità di dare risposte ai bisogni dei cittadini e soprattutto di reclutare personale sanitario.

Sarebbe il caso di pensare una mobilità extra regionale per poter far rientrare tutti quei colleghi che non ce la fanno più a sostenere le spese per il caro vita nelle altre regioni e che vorrebbero tornare in Calabria. Utilizzare le graduatorie esistenti per dare ossigeno ai lavoratori.

Intanto dobbiamo dire che utilizzare il termine “imboscati” nella sanità non sembra appropriato perché nell’immaginario collettivo si pensa a qualcuno che non ha voglia di fare nulla. Non è esattamente così. Ad onor del vero, però, bisogna dire che molto personale sanitario è stato utilizzato in altre mansioni proprio per carenza di personale amministrativo ma che oggi, a distanza di tempo, è diventato indispensabile per quel servizio.

Per gli infermieri bisognerebbe chiedere alle aziende di cambiare o modificare il profilo a questo tipo di personale che svolge un lavoro diverso rispetto al profilo di assunzione. Molti hanno delle limitazioni perché abbiamo una categoria di operatori sanitari anziani, soprattutto gli infermieri sopra i cinquantadue anni: questa è la media nazionale. Per cui diventa normale il manifestarsi di alcune limitazioni. Basterebbe fare una ricognizione seria del personale e ricollocarlo cambiandone il profilo.

Stanco non solo per il carico di lavoro ma anche delle aggressioni che subiscono da pazienti e da parenti di pazienti. Ma anche di quei personaggi che si rivolgono agli ospedali e poi si scagliano contro, fomentati da chi vede negli operatori della Sanità pubblica gli unici responsabili di questo degrado. Gli infermieri sono stati sempre in prima linea. Gli infermieri continueranno ad essere in prima fila ma gli infermieri cercano risposte ancora oggi a quelli che sono i nuovi percorsi da attivare anche negli ospedali. Abbiamo infermieri che hanno capacità manageriali, che potrebbero gestire molti processi e fare in modo di recuperare altre figure professionali. Ci aspettiamo di essere convocati ai tavoli per poter dire anche la nostra”.