PNRR: “Senza infermieri non c’è sanità territoriale”

Una carenza cronica di professionisti della sanità territoriale, in particolare infermieri, rischia di far saltare alcuni punti fondamentali contenuti nel PNRR Missione 6.

Il Nursing Up, in un comunicato stampa, ha analizzato la situazione che si profila per la realizzazione dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sul territorio: “Le buone intenzioni ci sono, e naturalmente anche le risorse economiche . Ma l’ambizioso progetto del PNRR Missione Salute, incentrato in gran parte sul rilancio della sanità territoriale, rischia di trasformarsi nell’ennesima occasione mancata.

E con tutto il denaro messo a disposizione dall’Europa non possiamo certo permettercelo. 

Il Governo si sta prodigando, è innegabile, nel pianificare percorsi dove strumenti efficaci come la telemedicina, uniti a una sanità che abbraccerà sempre di più tecnologia e digitale, possono di certo rappresentare una svolta. Attenzione, però, a dare tutto per scontato, lo ripetono a chiare lettere report autorevoli.

Sia chiaro anche grazie ad una Europa che ci sta venendo incontro, e di recente ha messo in atto una fondamentale rimodulazione dei fondi, per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse siamo in linea con i tempi e le scadenze previste. Ricordiamo che la Commissione UE ha approvato, infatti, la rimodulazione della Missione 6 del PNRR italiano, aumentando i fondi per telemedicina e assistenza domiciliare.

L’investimento per l’Assistenza Domiciliare cresce di 250 milioni per coprire 842.000 over 65 entro giugno 2026. La Telemedicina riceve un aumento di 500 milioni, portando il totale assistiti a 300.000 entro il 2025. Gli investimenti strutturali subiscono riprogrammazioni a causa di aumenti dei costi dei materiali, ma nessun definanziamento.

L’utilizzo di fondi alternativi e la possibilità di nuove tecnologie avanzate per Grandi Apparecchiature sono confermati, mantenendo l’obiettivo di garantire l’erogazione delle risorse nazionali. Guai a pensare, però, che siano tutte rose e fiori, perché non è affatto così.

Anzi, aumentano i fondi, aumentano le responsabilità nel dover rispettare le scadenze.

La carenza di infermieri è una spada di Damocle che pende sulle teste di ognuno di noi da fin troppo tempo. E senza professionisti dell’assistenza, al Nord, ma anche al Sud, il rilancio della sanità di prossimità è praticamente impensabile. Fa bene, certo, il Ministro Schillaci, a lavorare alacremente su come utilizzare nel migliore dei modi le risorse a disposizione.

Il PNRR, come noto, ha destinato alla Missione Salute, in totale, € 15,63 miliardi, pari all’8,16% dell’importo complessivo, per sostenere importanti riforme e investimenti a beneficio del Servizio sanitario nazionale, ma vanno realizzate  entro il 2026.

I ritardi, legati alla carenza di personale infermieristico, ci sono e come.

Il Governo così come si prodiga nel richiamare l’Italia quale una delle prime nazioni in Europa per il rispetto delle scadenze del PNRR (aggiornamento al terzo trimestre del 2023), non nasconda i deficit, che sono evidenti e preoccupanti.

I problemi nel reperire il personale che dovrebbe rendere fruibili nella loro totalità i servizi erogati dalle Case di Comunità sono preoccupanti. Avevamo sollevato la questione già nel periodo dell’emergenza Covid prevedendo che, se non si fosse intervenuti urgentemente, gli organici non sarebbero stati sufficienti a soddisfare le richieste per rendere attive tante strutture della sanità territoriale. 

Ebbene, 350 sono le Case di Comunità aperte a oggi e l’obiettivo da raggiungere al giugno 2026, per soddisfare la quota minima richiesta dal PNRR, è di 1.038.

Ma se non sarà garantito il numero minimo di operatori sanitari, così da renderle attive al 100%, a cosa serviranno? I cittadini chiedono di poter usufruire, come sancito dalla Costituzione, di assistenza sanitaria e medicina del territorio, con Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Territoriali Operative è stata pensata anche per questo scopo.

Lo sforzo del Governo e del Ministro Schillaci per affrontare la carenza degli organici è testimoniato dallo stanziamento di 250 milioni di euro nel 2025, che diventeranno 350 nell’anno successivo, per procedere a nuove assunzioni a cui si aggiunge anche la possibile eliminazione dei tetti di spesa. Nell’immediato però le case di Comunità restano tristemente vuote.

Questo in sintesi significa che la Missione Salute del PNRR rischia di trasformarsi in una “bellissima scatola vuota”.

Non c’è possibilità alcuna, lo ripetiamo, di rilanciare la sanità italiana, senza un numero adeguato di professionisti, corrispondenti al rinnovato fabbisogno della popolazione.

E da nostre indagini ne occorrono subito almeno altri 40mila per rispondere alle esigenze del PNRR, da aggiungere ai 65mila della carenza strutturale, dato quest’ultimo che lo ripetiamo da tempo, è decisamente sottostimato visto che, rispetto poi agli standard europei, in Italia mancano non meno di 175mila infermieri“, conclude De Palma.