Infermiere di famiglia fondamentale per i bisogni della popolazione

La presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, durante l’audizione in Commissione Affari sociali del Senato è ritornata a parlare della sanità digitale e dell’importante figura dell’infermiere di famiglia.

Come riportato dal comunicato FNOPI: “Esprimiamo piena sintonia con il disegno normativo che tende a incentivare la dignità e l’autonomia delle persone con disabilità, contribuendo a definire quel disegno di prevenzione della fragilità della popolazione. Però è necessario investire in un approccio che guardi a sistemi sociosanitari nuovi e che ripensi il ruolo della professione infermieristica.

La Sanità Digitale sia un’occasione per la tutela della salute del Paese, cui le professioni infermieristiche possono dare un importante contributo. Tuttavia, la digitalizzazione per le persone disabili potrebbe rappresentare un elemento di diseguaglianza ulteriore, legato alle difficoltà di utilizzo. In questo proprio il ruolo dell’Infermiere di famiglia e comunità può essere quello di facilitatore dei processi digitali. Sosteniamo da tempo il riconoscimento di questa figura strategica rispetto ai nuovi bisogni assistenziali di una popolazione sempre più anziana e composta da persone con patologie croniche e degenerative.

L’obiettivo è fornire ai cittadini tutto ciò di cui hanno veramente bisogno, disegnando i nuovi modelli organizzativi che siano un continuum tra i diversi momenti che vanno dalla prevenzione, alla diagnosi e la terapia: la presa in carico della persona dall’assistenza continua e la continuità tra ospedale e territorio, dove alla diagnosi e terapia deve seguire un’assistenza efficiente e di qualità che solo la multiprofessionalità può garantire. Nello specifico del presente schema di Decreto legislativo riteniamo come FNOPI di sottolineare che la Valutazione multidimensionale necessiterà della collaborazione, oltre che della persona interessata, dei familiari e dei caregiver, anche della funzione infermieristica attraverso la partecipazione dell’Infermiere di famiglia e comunità all’interno dell’unità di valutazione multidimensionale. Sperimentare modelli organizzativi che definiscano i macroprocessi del livello territoriale da affidare a entrambi gli organismi relativi in particolare a: organizzazione e gestione integrata del governo della domanda, raccordo dell’offerta dei servizi sociali e sanitari; gestione e monitoraggio degli interventi e servizi sociali e sanitari.

Quindi riteniamo necessario un approccio interprofessionale alle tematiche oggetto del dispositivo, affinché non si torni più verso una conformazione “a silos”, penalizzante rispetto a una valutazione multidimensionale che va intesa come unificata, in questa precisa accezione. Bisogna dunque favorire una piena integrazione sociosanitaria attraverso l’azione dei diversi professionisti sanitari e sociali impegnati nella presa in carico e nella redazione del progetto di vita della persona con fragilità e disabilità, allo scopo di ottimizzare le risposte ai bisogni di salute e per evitare duplicazioni di interventi. La risposta può e deve essere la sinergia interprofessionale”.

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