Aveva omesso la somministrazione di un antibiotico ad una paziente nel post intervento di chirurgia estetica ricostruttiva e, per questo motivo, era stata indagata e, inizialmente, sanzionata dall’ASL Umbria 1 al risarcimento di oltre 16 mila euro.
La collega, però, non si è arresa e, con il proseguo delle indagini, è venuto fuori che l’antibiotico non sarebbe stato prescritto in quanto non ve ne sarebbe traccia nella documentazione clinica. Nella motivazione della sentenza che ha prosciolto la collega si legge: “Non può essere imputata la mancata somministrazione di un antibiotico non prescritto, sebbene si trattasse di un adempimento in linea con la prassi preoperatoria in auge, poiché la prescrizione era atto spettante alla competenza di un medico”.
Quello che però lascia attoniti è che, secondo la sentenza, l’infermiera avrebbe dovuto comunque segnalare eventuali problemi durante tutta la durata dell’intervento, dal pre al post chirurgia, e, in questo senso, avrebbe dovuto chiedere chiarimenti circa la mancata prescrizione dell’antibiotico, nonostante atto prettamente medico.
Nella stessa, infatti, si legge: “nella regolamentazione della procedura aziendale 14 di gestione del blocco operatorio, a pag. 12 al punto 5.4.1. è espressamente prescritto che: Ogni professionista coinvolto nelle diverse fasi di preparazione e di esecuzione dell’intervento chirurgico deve compilare per parte di propria competenza le check list predisposte (a sintesi delle varie fasi del processo: check list peri-operatoria, check list per la sicurezza in sala operatoria) e deve rispettare scrupolosamente quanto previsto dalla procedura, intervenendo attivamente per risolvere eventuali problemi, come la mancanza di documentazione sanitaria o la mancata esecuzione di procedure preliminari all’intervento”.