Trarre vantaggio dall’IA: audizione FNOPI al Senato

L’intelligenza artificiale si è inserita nella vita quotidiana da qui a qualche mese, facendo da padrona per diversi progetti negli ambiti più disparati. E, così, ci si chiede se la stessa IA possa essere adoperata in sanità per migliorare le digital skills e non solo.

La FNOPI, in relazione all’IA e all’aiuto che potrebbe fornire ai professionisti sanitari, è intervenuta in audizione al Senato. Nel comunicato stampa pubblicato sul sito istituzionale FNOPI si legge: “Intelligenza artificiale: la FNOPI ritiene ineludibile che il processo evolutivo in atto debba essere accolto positivamente, puntando ad una crescita armonica e sinergica di tutti gli attori coinvolti nel processo di trasformazione digitale in atto.

E ne ha parlato in audizione alla Commissione Lavoro della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e mondo del lavoro, con particolare riferimento agli impatti che l’intelligenza artificiale generativa può avere sul mercato del lavoro, il Consigliere nazionale della Federazione e presidente OPI Bologna Pietro Giurdanella. 

Secondo Giurdanella, è necessario:

  1. lavorare affinché i nuovi processi mediati e supportati da tecnologie digitali vengano introdotti in maniera armonica all’interno di processi organizzativi, adeguando le normative di riferimento, puntando su nuovi profili di competenze e di responsabilità dei professionisti, valorizzando l’apporto dell’equipe di cura;
  2. lavorare per mitigare gli effetti deleteri del digital divide come impegno verso la costruzione di sistemi digitali inclusivi, che garantiscano usabilità e multicanalità integrata;
  3. garantire ai Professionisti Sanitari le digital skills e le digital e-Health skills, attraverso percorsi di formazione continua obbligatori ed incentivati. La formazione accademica dei Professionisti Sanitari dovrà essere integrata con percorsi mirati al conseguimento di competenze digitali consolidate, uniformi ed avanzate

Giurdanella ha poi sottolineato i valori della professione infermieristica da difendere nello sviluppo digitale con una trasformazione nel modo in cui le competenze dei professionisti sono messe a disposizione della società.

L’introduzione di un’ampia gamma di sistemi sempre più capaci, ha detto,  integrerà e in alcuni casi sostituirà parte del lavoro dei professionisti. Questa nuova dimensione richiede una ricollocazione degli ambiti di intervento mantenendo il “valore” della Professione e l’apporto offerto al cittadino. Per gli Infermieri questo valore risiede nella dimensione assistenziale del “bene della persona, della famiglia e della collettività”, della relazione di cura, del rapporto nel percorso di cura e del gesto assistenziale

Secondo Giurdanella, il sistema salute si potrà giovare dell’innovazione tecnologica in atto se questa sarà declinata in chiave di Connected Care, ovvero di un sistema funzionalmente capace di connettere persone, bisogni, dati e competenze in un modello di cambiamento. L’introduzione di soluzioni di Sanità Digitale deve adottare infatti alcuni criteri base.

Il primo è la necessità di co-progettare i modelli di presa in caricoin una logica nella quale gli sviluppatori comprendono meglio le esigenze di utilizzatori e pazienti, i professionisti sanitari sfruttano più facilmente le opportunità che la tecnologia può aprire, le persone assistite manifestano le attese principali e le organizzazioni possono comprendere i ragionevoli limiti di servizio.

Poi, la necessità di semplificare i percorsi rivolti al paziente e migliorare l’aderenza terapeutica e l’appropriatezza.

La revisione dei processi deve porre al centro sia la persona assistita e le sue esigenze, sia la sostenibilità del sistema sanitario. Ciò richiede uno sviluppo ed una rivisitazione dei ruoli unita all’aggiornamento delle competenze; tali processi di shifting di competenze e responsabilità vanno individuati, accompagnati e governati. Uno degli obiettivi di ridisegno dei processi è rappresentato dall’adozione di soluzioni tecniche ed organizzative capaci di assicurare un modello attivo di Transitional Care.

E infine la partecipazione della persona assistita e del caregiver al processo di cura è un elemento centrale; la sua consapevolezza rappresenta un’opportunità poiché influisce sugli esiti di cura migliorando al con- tempo la sua percezione del servizio ricevuto”.